Avvenire di Calabria

La Parrocchia intitolata a San Demetrio, è il fulcro della vita del borgo collinare

Mosorrofa, dove la Chiesa è la «fontana del villaggio»

Il clima che si respira è di una grande famiglia in cui tutti sanno "dove mettere le mani"

di Federico Minniti

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«Se a Mosorrofa non ci fosse stata la parrocchia, il numero dei delinquenti per strada si sarebbe triplicato». A dirlo è un “vecchio comunista” che ha passato una vita sugli steccati ideologici. Roba d’altri tempi. Ma che ben rappresenta il valore della parrocchia di San Demetrio per il borgo reggino alle pendici dell’Aspromonte.


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L’aneddoto ci viene raccontato da Pasquale Andidero, attuale presidente dell’Azione cattolica, associazione operante sul territorio dal 1912. Lo stesso anno in cui il parroco dell’epoca, il canonico Antonino Caridi istituì la Banda del paese e una banca agraria. Iniziative definite di comune accordo con don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi di cui don Caridi era fervido sostenitore e amico epistolare.

Pillole di storia che ben si inseriscono nel contesto attuale di un territorio falcidiato dall’emorragia giovanile, con tantissimi ragazzi costretti a scappare dalla Calabria pur di trovare un futuro dignitoso. Con tutti la parrocchia mantiene i contatti. È la casa madre o, per dirla con le parole di Giovanni XXIII, «è la fontana del villaggio a cui tutti gli abitanti ricorrono per i bisogni spirituali e materiali» come sottolinea Demetrio Sorgonà, caporedattore del giornalino parrocchiale, “L’Eco di Mosorrofa”. E, in effetti, passando qualche ora tra la piazza e la chiesa, l’andirivieni è continuo.

Il clima che si respira è quello di una grande famiglia dove tutti sanno “dove mettere le mani”. Merito della grande fiducia che il parroco, don Mimmo Labella, ripone nei laici. Una fiducia costruita nei 33 anni trascorsi assieme. «La mia vita è tutta qui - ci spiega il sacerdote originario della parrocchia del Divino Soccorso - mi sento “mosorrofano” a tutti gli effetti. Non nascondo che ho chiesto che mi venga riservato anche un posto nel cimitero del paese affinché le mie spoglie mortali restino in quello che ritengo essere il mio paese d’adozione».

Sa Demetrio, una devozione dalle origini greche

La chiesa di San Demetrio di Mosorrofa sorge sulla piazza principale del paese, neanche a dirlo intitolata al patrono. Il luogo di culto è un piccolo scrigno che conserva gelosamente la storia del borgo. Interamente ricostruita dopo il sisma del 1908 conserva ancora alcuni reperti del ‘700. «La parrocchia fu istituita nel 1618 da monsignor Annibale D’Afflitto - sottolinea Sorgonà - eppure le tracce della chiesa di San Demetrio sono ben più datate.


PER APPROFONDIRE: Sacerdote da quarant’anni, don Mimmo Labella si racconta


Faceva, infatti, parte della cosiddetta “diocesi greca” di Reggio Calabria assieme a Cataforio, Cardeto e Vinco grazie all’impegno dei monaci basiliani». Storie che si intrecciano nella storia. Mosorrofa riparte da qui per l’impegno post Covid, memore dei tanti momenti difficili affrontati come comunità. Mettendo al centro di tutto le relazioni che zampillano, giorno dopo giorno, dalla vecchia fontana al centro del villaggio

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