La testimonianza di un padrino del Cammino Neocatecumenale su come, ancora oggi, si possa vivere questa responsabilità alla luce della fede.
Neocatecumenali e padrini, ritorno alle origini col post Cresima
Redazione Web
10 Febbraio 2020
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Mi chiamo Francesco, ho 52 anni, sono sposato da 25 con Antonella ed abbiamo due figli qui con noi ed un terzo angelo in cielo. Il percorso di iniziazione cristiana, intrapreso insieme a mia moglie più di 28 anni addietro all’interno della Chiesa diocesana di Reggio ed in particolar modo del cammino neocatecumenale presso la parrocchia di San Luca, ha illuminato nel tempo la missione a cui siamo chiamati come coppia e come famiglia cristiana: dare testimonianza al prossimo del Vangelo, della buona notizia, cioè, che Dio Padre è amore che ama i suoi figli ognuno con la propria identità, con il proprio carico di buoni e di cattivi sentimenti.
Un importante strumento messo a disposizione d«lle Diocesi per venire incontro all’esigenza di supportare ed educare al Vangelo gli adolescenti nella fase pìù delicata ed incerta della loro crescita è rappresentato dal Postcresima del Cammino Neocatecumenale, che è un percorso rivolto ai ragazzi nella fascia di età compresa tra i dodici ed i diciotto anni, che vengono riuniti in gruppi da 8 – 10 per fasce omogenee di età ed affidati ad una coppia di persone che hanno una certa maturità nel cammino di fede, ritenuti idonei dal parroco ad assumere la responsabilità di portare avanti il percorso di educazione cristiana dei giovani che durerà fino al conseguimento della loro maturità scolastica.
La coppia cui è affidato il gruppo apre la propria casa ai ragazzi e fa vivere gli incontri che settimanalmente scandiscono il percorso del postcresima nella dimensione familiare del quotidiano, con molta naturalezza, senza alcuna sovrastruttura o artificio. I ragazzi, col tempo, divengono parte della famiglia, imparando a confidare e confidarsi con i padrini, perchè questo è il nome che contrassegna la coppia di responsabili del gruppo. Questo ruolo diviene tanto più rilevante nella misura in cui vi sono ragazzi che provengono da famiglie lontane dalla Chiesa ed il cui percorso di iniziazione cristiana si è fermato alla prima comunione; in questi casi il postcresima diventa uno strumento essenziale per far conoscere ai ragazzi i fondamenti della religione cattolica ed i padrini sono chiamati a fungere da garanti per la loro formazione cristiana.
Se l’importanza della funzione dei padrini–madrine già traspare da quanto sopra richiamato, la realtà pratica è molto più coinvolgente; sotto il profilo emotivo, il ruolo in questione è ancora più coinvolgente e delicato. Con il tempo i ragazzi divengono davvero figliocci, il legame si trasforma quasi fino a diventare filiale, e con esso aumentano il senso di responsabilità nei loro confronti e le preoccupazioni sulle loro condizioni o sul loro stato d’animo. Dall’altro lato, vediamo come i ragazzi si affidano sempre più ai nostri consigli, e nei momenti di loro difficoltà noi padrini diventiamo i confidenti di tutto ciò che essi non hanno il coraggio di condividere con altri. Essi sono consapevoli del fatto che in ogni momento siamo disponibili ad ascoltarli; in un mondo che non riesce più ad accogliere, i padrini del postcresima guardano al bisogno del giovane di confrontarsi con qualcuno che sappia parlare un linguaggio diverso da quello comune, che possa portare un messaggio di speranza e di amore a chi lo richiede.
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