Avvenire di Calabria

La festa dei Lavoratori in una delle città con il più alto tasso di disoccupazione giovanile ed emigrazione verso il nord del Paese e l'Europa

Primo Maggio a Reggio Calabria: l’analisi degli stakeholders territoriali

Nel numero in edicola, oggi, abbiamo chiesto tre punti di vistaindacato, l'associazione dei costruttori edili e un amministratore giudiziario

di Redazione Web

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La festa dei Lavoratori in una delle città, Reggio Calabria, con il più alto tasso di disoccupazione giovanile ed emigrazione verso il nord del Paese e l'Europa: che Primo Maggio si festeggia sullo Stretto? Nel numero oggi in edicola vi proponiamo tre punti di vista: il sindacato, l'associazione dei costruttori edili e un amministratore giudiziario.

Come arriva Reggio Calabria al Primo Maggio del post-pandemia?

Gli imprenditori edili

«A livello metropolitano, secondo i più recenti dati forniti dalla Cassa Edile della provincia di Reggio Calabria, il positivo trend regionale e nazionale risulta confermato. Il numero degli operai attivi iscritti in cassa cresce infatti dalle 2.962 unità del 2020 alle 4.009 unità del 2021 con un parallelo aumento delle ore lavorate che passano da un milione 990 mila 104 a 2.922.320» a dichiararlo è Michele Laganà, presidente di Ance Reggio Calabria. Un'analisi sui dati - molti dei quali condizionati positivamente dai bonus fiscali - che ha esteso il suo ragionamento anche rispetto al vulnus dell'economia illegale sulla quale, a detta di Laganà, l'Ance «ha preso una posizione netta».


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L'amministratore giudiziario

Si perché quando si parla di lavoro occorre presupporre che questo sia veramente libero dal malaffare. Ne sa qualcosa Massimo Giordano che - da oltre trent'anni - è impegnato come Amministratore giudiziario.

Nel corso dell'intervista che troverete in edicola ci ha detto: «Ho regolarizzato cinquanta dipendenti raddoppiando il costo del lavoro per un’azienda della Grande distribuzione organizzata. Un giorno ho ricevuto una lettera dall’Inail che mi rimproverava per i dati trasmessi. L’Ente si preoccupava che "le retribuzioni dichiarate risultano notevolmente superiori rispetto a quelle denunciate per l’anno precedente". Una vicenda lapalissiana: lo Stato non riusciva a convincersi che si potevano raggiungere quei risultati» partendo da un'azienda sottratta alla 'ndrangheta.


PER APPROFONDIRE: Primo Maggio, la Chiesa festeggia san Giuseppe lavoratore


Il sindacato

Su questo peculiare aspetto, il Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo, ha un'opinione diversa. «Le aziende sequestrate e confiscate, questo è utile ricordarlo, sono un bene di tutti e se ben gestite, rappresentano una concreta opportunità di lavoro ed una risorsa da non sprecare, e su cui invece investire. Ad oggi, - dice il sindacalista - purtroppo, così non è».

Prosegue Biondo: «Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri ha lanciato da tempo il suo accorato allarme sulla tenuta delle aziende confiscate dallo Stato, mettendo in evidenza un dato drammatico: il 96% di queste imprese non resiste al mercato dopo la sottrazione alla guida mafiosa. Un dato inaccettabile che evidenzia un fallimento».

Di cosa parliamo? Del «fallimento dello Stato nell’utilizzo a scopi sociali o produttivi dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Un doppio fallimento, intanto di natura normativa e subito dopo squisitamente comunicativo perché quando un’azienda sottratta alla ‘ndrangheta chiude i battenti il messaggio che la società calabrese percepisce finisce per poter essere distorto: quando c’erano i boss si lavorava, si generava profitto e ora che a gestire tutto è lo Stato, quindi la legge, tutto va in malora»

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