Ci risiamo. Non sarà passato inosservato ai lettori de L'Avvenire di Calabria come l'emergenza-rifiuti (fatta passare la criticità del lockdown a causa Coronavirus) torna a farsi impellente per i cittadini di Reggio Calabria. Di nuovo cumuli di spazzatura sia nella Città che nelle aree limitrofe: insomma insorge la protesta dei cittadini e la paura degli amministratori locali. Come si può affrontare una crisi sanitaria senza precedenti se marciapiedi e strade di Reggio Calabria tornano a essere occupati per settimane da montagne di rifiuti?
Dopo l'avvicendamento tra Avr e Castore dello scorso dicembre di fatto si è registrato soltanto un riassetto manageriale di Castore, società in house del Comune di Reggio Calabria, e niente più. Il fronte "caldo" è rappresentato dalla totale assenza di interlocuzione istituzionale tra gli Enti Locali e la Regione Calabria, accusata a più riprese di essere la causa "naturale" della crisi in atto. In particolare, il vicesindaco di Reggio Calabria, Armando Neri (che detiene anche la delega all'Ambiente) si è espresso - attraverso un video postato sui canali social del Comune - con toni durissimi nei confronti della governatrice, Jole Santelli: «Ci troviamo ad affrontare una nuova emergenza rifiuti. Questo perché l’unica discarica calabrese, tanto per cambiare, ha deciso di chiudere i cancelli. Questa é una competenza della Regione – ha precisato il vicesindaco di Reggio Calabria – che una volta per tutte deve prendere in mano questa situazione e risolvere i problemi della discarica di Crotone, gestita da un privato, Sovreco, e che ci costringe a tenere la spazzatura in mezzo alla strada». Quale la situazione individuata dalla Giunta Falcomatà? Risponde Neri: «dovrebbe intervenire un’ordinanza del presidente della Regione che autorizzi nuovi conferimenti».
Un j'accuse in piena regola condiviso anche dagli altri sindaci della Città metropolitana di Reggio Calabria. «La Città Metropolitana – continua il testo - in ossequio dell’ordinanza del 7 settembre 2019, ha adottato tutti gli atti necessari alla individuazione dei siti per la realizzazione della discarica a servizio del distretto di Siderno e ha più volte manifestato la volontà di giungere il prima possibile alla risoluzione della annosa questione relativa alla discarica di Melicuccà. Occorre, però, superare al più presto la condizione di emergenza, per poi indirizzare ogni sforzo alla realizzazione delle opere già programmate e, se del caso, programmare quelle necessarie ed ancora non previste. Il riferimento è in particolare rivolto al termovalorizzatore di Gioia Tauro che, allo stato ed ancora per lungo tempo, non è sufficiente, da solo, a sopperire ai fabbisogni di una intera regione»». E ancora: «Al contempo però – avvertono i sindaci - una soluzione immediata deve essere adottata, anche utilizzando i poteri, che in realtà sono anche doveri, di cui gli amministratori, in situazioni di criticità come quella che stiamo attraversando, dispongono e delle soluzioni d’emergenza di cui ci si deve fare carico. La situazione attuale non consente indugi; ulteriori ritardi nell’individuazione di una soluzione comporterebbero, oltre ai disagi di questi giorni, anche criticità ambientali e sanitarie non facilmente recuperabili».
Prova a invertire la rotta Fratelli d'Italia col nuovo commissario Denis Nesci (arrivato in Calabria dopo lo tsunami dell'arresto di Mimmo Creazzo, neo-eletto consigliere regionale e neppure insediato): «Dovrebbe essere la Città Metropolitana ad occuparsi di tutte le fasi attinenti al ciclo dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento negli impianti previsti per il conferimento. C’è da chiedersi piuttosto se Reggio Calabria, nell’ambito ATO, è tra i comuni morosi in termini di conferimento. Ragion per cui non riesce a fare conferire gli scarti di lavorazione derivanti dalla selezione dei rifiuti da raccolta differenziata, negli impianti privati convenzionati. E risulta paradossale cercare altri responsabili per l’emergenza rifiuti, quando è sotto gli occhi di tutti il ritardo del pagamento degli stipendi dei lavoratori della società addetta alla raccolta (secondo Avr il dovuto da parte del Comune è di circa 20 milioni). Ci sarebbe solo da dire grazie agli operatori ecologici per mesi costretti senza retribuzione ed espletare un servizio di raccolta rifiuti in piena emergenza sanitaria. Piuttosto dovrebbe battere i pugni affinché vengano garantiti i tamponi a tutti gli operatori ecologici».
Insomma è bagarre politica. Restano i rifiuti per strada e il timore che, durante l'estate, i reggini dovranno indossare le mascherine non soltanto per prevenire il contagio da Covid-19, ma anche per trattenere il fiato lungo il tragitto costellato di cumuli di spazzatura.