Avvenire di Calabria

Il Tdl ha rigettato la richiesta di scarcerazione degli indagati Caridi, Sarra, Romeo e De Stefano

Restano tutti in carcere gli “invisibili” della santa

Per l'ex sottosegretario regionale, però, revisionata il reato: è componente, ma non promotore della superloggia

Redazione Web

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Resta in carcere il senatore Antonio Stefano Caridi, coinvolto nell'inchiesta "Mammasantissima" della Dda di Reggio Calabria su una presunta "cupola" della 'ndrangheta che avrebbe condizionato la gestione della cosa pubblica reggina ingerendosi in appalti e nella gestione dei servizi. Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria, presieduto da Natina Pratticò, ha infatti rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori di Caridi. Il senatore di Gal è detenuto nel carcere di Reggio Calabria dopo che l'Aula di Palazzo Madama il 4 agosto scorso ha dato il via libera all'arresto chiesto dai magistrati della Dda reggina. Analoga decisione è stata presa dai giudici del Tribunale della libertà per altre tre persone coinvolte nell'inchiesta, l'ex sottosegretario e consigliere della Regione Calabria Alberto Sarra e gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano. La cosiddetta "cupola degli invisibili", come viene definita dai magistrati della Dda, si sarebbe anche attivata, sempre secondo l'accusa, per orientare le scelte elettorali della 'ndrangheta, e in particolare della cosca egemone a Reggio Calabria, quella dei De Stefano. Il Tribunale, nell'ordinanza con cui ha rigettato le richieste di scarcerazione, ha soltanto proceduto alla riqualificazione del reato in ordine alla posizione dell'ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, per il quale, pur confermando la sua appartenenza alla Cupola, ha escluso che ne sia stato promotore.

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