Avvenire di Calabria

Una doppia iniziativa ha visto coinvolte le comunità di Roghudi e Marina di San Lorenzo

“RiscaldiAmo l’inverno”, la cura degli ultimi nell’area grecanica

Al progetto hanno aderito anche Caritas diocesana e associazione Demetra

di Redazione web

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“RiscaldiAmo l’inverno”, anche le comunità di Roghudi e di Marina di San Lorenzo ha aderito al progetto. Insieme ad essa, la Caritas diocesana e l’associazione culturale Demetra. Ma anche le altre parrocchie dell'area grecanica della zona pastorale di Melito Porto Salvo.


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Molte signore di entrambe le comunità hanno realizzato tantissime coperte. Serviranno ai tanti poveri per coprirsi durante il periodo invernale. Il parroco, don Giovanni Zampaglione, nel ringraziare la macchina organizzativa ha sottolineato l’importanza dei gesti di amore rivolti al prossimo, in particolare ai più bisognosi. Ha spiegato, dunque, il perché dell’adesione all’iniziativa, RiscaldiAmo l’inverno. «I poveri sono come maestri per noi. Un povero, una persona priva di beni materiali conserva sempre la sua dignità». I poveri, ha concluso Zampaglione, «possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio».

La comunità di Roghudi, grazie alle suore e a diversi volontari, ha realizzato due presepi particolari. Uno allestito fuori dalla chiesa. Realizzato con materiale semplice e con tegole; l' altro all'interno: una natività “ospitata” a bordo di una barca. A rappresentare, secondo la descrizione biblica, la Chiesa, il cui “pilota” è Cristo. Dentro questa barca ognuno può  dirsi  salvo grazie a  Gesù  Bambino, «nato per la nostra salvezza». In questa barca, spiega il parroco, «abbiamo  "immaginato" anche la presenza dei tanti bimbi e adulti migranti spesso abbandonati a sé stessi nel mare in tempesta».


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L’augurio è che il Natale e il nuovo Anno ormai vicino «ci facciano capire che nel mondo c'è bisogno di fraternità». Da qui la citazione a papa Francesco: «Una fraternità basata sull'amore reale, capace di incontrare l'altro diverso da me, di avvicinarsi e prendersene cura anche se non è della mia famiglia, della mia religione, è diverso da me ma è mio fratello; è mia sorella».

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