Un centinaio di manifestanti stanno sfilando per le vie del centro della Piana di Gioia Tauro
San Ferdinando, la protesta degli "ospiti" della Tendopoli
Federico Minniti
6 Febbraio 2017
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Senza energia elettrica ed acqua, costretti a riscaldarsi con focolari di fortuna rispetto a un inverno dalle temperature rigide anche al sud Italia. Una situazione insostenibile per i migranti “ospitati” nella tendopoli di San Ferdinando che stamattina hanno deciso di inscenare una protesta tra le vie del comune della Piana di Gioia Tauro. Un corteo, sostenuto dall'associazione “Campagne in Lotta”, che si sta svolgendo in modo pacifico: i migranti hanno richiesto un incontro urgente con il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi. Barricati dietro uno striscione con scritto “Uniti e unite contro sfruttamento, confini e repressione”, i manifestanti richiedono un miglioramento delle loro condizioni di vita, stretti tra le “regole non scritte” del caporalato e l'assenza di alcune funzioni essenziali, tra cui la corrente elettrica, nella tendopoli. Pochi giorni fa, proprio a San Ferdinando, una donna è stata ferita gravemente per via di un incendio scaturito dalle fiamme propagate nel proprio rifugio da un braciere “di fortuna”. In seguito sono stati diversi gli interventi delle forze dell'ordine per placare una crescente insoddisfazione tra la popolazione della tendopoli che è stata destinataria – negli ultimi mesi - di diverse visite istituzionali, in virtù del progetto di trasferire i migranti in alloggi a dimensione umana. Visite e promesse che sono rimaste disattese al pari delle ataviche difficoltà per le procedure per il rinnovo del permesso di soggiorno di molti dei migranti. Diritti calpestati tra il silenzio generale. Tutto questo ha fatto scaturire la veemente protesta di stamattina sulla quale c'è la massima attenzione anche della Prefettura di Reggio Calabria.
Grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica sono stato completati i lavori per la realizzazione del Cimitero dei migranti e delle vittime del mare a Reggio Calabria. L’arcivescovo metropolita di Reggio-Bova Fortunato Morrone: «Dare degna sepoltura a queste persone è segno di umanità; per noi è un atto di estrema giustizia».
I giorni a cavallo tra maggio e giugno 2016 hanno lasciato una traccia indelebile in quanti li hanno vissuti in prima persona. Sono passati sei anni da quando a Reggio Calabria arrivarono 45 salme dei migranti morti in mare nelle acque dello Stretto.
Un gruppo di migranti è sbarcato questa mattina sulle coste di Lazzaro, nel territorio del comune di Motta San Giovanni. Viaggiavano a bordo di un’imbarcazione a vela.
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