Avvenire di Calabria

Le "sfide" di don Simone Gatto dall'ottobre 2022 parroco della comunità del centro storico reggino

San Paolo alla Rotonda, una Chiesa presente nel cuore della città

L'impegno del sacerdote: «Giovani e tante "solitudini" sono le priorità sui cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione»

di Francesco Chindemi

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Il nostro viaggio alla scoperta delle comunità parrocchiali della diocesi di Reggio Calabria - Bova, ci porta oggi a San Paolo Apostolo, conosciuta come San Paolo alla Rotonda. Una realtà parrocchiale molto viva e presente sul territorio che sorge nel centro storico della città di Reggio Calabria. Dal 2 ottobre dello scorso anno, alla guida c’è un nuovo parroco. È don Simone Gatto, per undici anni pastore della comunità di Santa Maria della Misericordia di Salice, rione della periferia nord della città di Reggio Calabria.

San Paolo alla Rotonda, la prima sfida di don Gatto: rintracciare le tante solitudini

Il rischio è perdere la dimensione intima con l’altro. Ciò che si vive, invece, in una comunità, per così dire, di periferia dove ci si conosce un po’ tutti. Ecco la prima «grande sfida» di don Simone Gatto, da qualche mese a guidare la parrocchia di San Paolo alla Rotonda, storica realtà ecclesiale nel cuore della città di Reggio Calabria.

«Una delle cose che mi è rimasta molto impressa, in questi primi mesi di nuovo ministero, è il forte senso di comunità, testimoniato dall’accoglienza e dal calore che ho ricevuto, ma anche dall’apertura all’ascolto e al dialogo», racconta il sacerdote. «È una realtà splendida, attiva, piena di potenzialità. Molto legata al territorio. La posizione centrale, sicuramente, gioca a nostro favore. Ci troviamo, infatti, in un territorio che offre tante possibilità: di dialogo, incontro, confronto. Ma - ammette don Simone - accanto all’apparente benessere, non mancano anche qui le criticità a cui, come Chiesa, siamo chiamati a dare risposte».


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Per il sacerdote proveniente da una realtà, quella di Salice, «più familiare», in cui è più facile esercitare la prossimità, «il centro rimane una grande sfida. Qui, infatti, sono tante le “solitudini” nascoste dietro le porte delle abitazioni dei condomini della zona».

Ecco perché, aggiunge, «ritengo che tra le più importanti risorse che la comunità parrocchiale debba mettere in atto ci sono la presenza e il servizio. La disponibilità ad “accogliere”, ad intercettare le povertà non soltanto economiche, ma soprattutto morali e spirituali». E la comunità che il vescovo Morrone gli ha affidato «ha tutti gli strumenti per rispondere a questo essere Chiesa capace di manifestare il bisogno dell’oltre e riaccendere la passione della fede. Che non significa disinteressarsi ai problemi della gente. Al contrario, avere la possibilità di renderci conto che se smarriamo Dio, abbiamo smarrito tutto».

Reggio Calabria, una città che ha bisogno dei suoi giovani

L’altra grande sfida per don Simone Gatto è recuperare il senso di appartenenza al territorio cittadino. «Con i nostri giovani stiamo lavorando proprio su un doppio binario: di riflessione e interiorizzazione della Parola di Dio, ma anche di impegno civico, per essere cristiani più responsabili».


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Da sempre molto sensibile alle questioni di giovani e famiglie, l’auspicio di don Simone, «è che la nostra città di Reggio ritorni a credere in sé stessa. C’è un grande potenziale. Bisogna metterlo in atto per superare la cultura dello “scarto” e della mafiosità che alzano i muri tra le persone. Non possiamo permetterci il lusso di continuare a perdere altri giovani. Lo dico sempre, anche ai miei nuovi parrocchiani in questo tempo in cui stiamo imparando a conoscerci: c’è bisogno di tutti. La nostra città ha bisogno dell’impegno concreto di ognuno di noi, perché anche come Chiesa, possiamo essere sale, lievito e luce».

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