Il Tavolo tecnico interistituzionale sulla sanità penitenziaria, voluto dalla Garante dei diritti dei detenuti di Reggio Calabria, comincia s sortire i primi risultati. Importante passo in avanti nel carcere di Arghillà, dove – per Giovanna Russo - «è iniziato un nuovo corso».
Sanità penitenziaria a Reggio Calabria: i primi risultati
Tra le prime criticità emerse, già in occasione dei primi incontri dell’aprile dello scorso anno, vi era l’individuazione del monte ore di specialistica. Il primo successo avvenne con la delibera 599 del 22 Giugno 2022 di Programmazione del Fabbisogno della specialistica e la successiva previsione di implementare il numero di medici.
Si è così passati da un medico per 350 detenuti al giugno 2022 a 5 medici di guardia al marzo 2023 (1 dirigente medico e 4 medici di continuità assistenziale), sono stati assegnati gli incarichi a tre nuovi specialisti (dermatologo, ortopedico, psicologo) e implementati i servizi di fisiatria e odontoiatria; è stata avviata la campagna di prevenzione del tumore del colon retto e sono in cantiere diverse attività di prevenzione rivolte alle donne detenute.
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Risultati, ha motivo di ritenere la Garante dei detenuti, Giovanni Russo, «che confermano come in una città che dialoga, che si confronta, che non ha timore di parlare dei problemi, si possono trovare soluzioni».
Ancora criticità: il problema dell'Atsm del plesso San Pietro
Purtroppo però non vi sono soltanto risultati. Rimane l’annoso problema del reparto di ATSM (Articolazione per la Tutela della Salute Mentale) del Plesso San Pietro, oggi oggetto di ristrutturazione frettolosa e non rispettosa delle reali necessità. Interpellata nei giorni scorsi da tutte le forze di Polizia Penitenziaria, la Garante ha effettuato un immediato sopralluogo ispettivo alla presenza di un autorevole rappresentante dello Stato, che ha immediatamente risposto alla necessità di verifica dell’avanzamento dei lavori. Evidenti le criticità strutturali emerse.
«Una sezione ATSM come quella di Reggio Calabria non osserva i benché minimi parametri di sicurezza, né consente di effettuare una reale “osservazione psichiatrica”- ha affermato la Garante Russo - serve sospendere i lavori e procedere, come concordato nella riunione del 2 febbraio scorso: con una progettazione integrata che sia il risultato di un’architettura che garantisca gli standard di vivibilità e sicurezza per i soggetti detenuti psichiatrici e di un’assistenza medica specifica per queste persone con la relativa sicurezza per il personale di polizia penitenziaria».
«Troppe volte - ancora la Garante - negli anni è stata ristrutturata questa sezione per tornare puntualmente inagibile, troppi anni senza un percorso di osservazione serio, troppi soldi per non ottenere un risultato che miri a osservare quel principio di umanizzazione della pena che ruota sull’impianto normativo di tutto l’ordinamento penitenziario».
Detenuti e diritto alla Salute, il nuovo corso di Arghillà
Ma se l’ATSM è un problema per il quale il Garante Russo ha già interpellato i massimi vertici istituzionali, c’è da far conoscere un altro importante risultato che tutte le Istituzioni hanno potuto raggiungere: la riorganizzazione dell’attività sanitaria del Plesso di Arghillà. A distanza di pochi giorni dal tavolo tecnico la dottoressa Di Furia, con la solerzia del suo agire, ha incaricato il direttore sanitario aziendale, dottor Santo Caridi e il responsabile della Casa della salute di Scilla e delle Usca, dottor Ernesto Giordano, di ricostruire l’assetto organizzativo e strutturale dell’area sanitaria del carcere di Arghillà.
Grazie all’impegno dei dottori Caridi e Giordano ed al lavoro scrupoloso del Direttore Carrà si sta passando dal caos ad una programmazione più attenta alle esigenze dei detenuti: «Finalmente, dopo quasi un anno, da questo mese sono stati coperti tutti i turni diurni, con grande spirito di servizio dei sanitari, e a breve sarà condiviso con la popolazione detenuta il nuovo schema organizzativo interno», ancora Russo.
Al centro il benessere della persona detenuta
Il Mondo penitenziario è difficile da leggere, difficilissimo da interpretare e apparentemente impossibile da inquadrare, ma a Reggio si sta lavorando per questo. «Il benessere della persona detenuta non può prescindere dalla qualità del lavoro del medico e degli infermieri» dichiara con convinzione la Garante, che aggiunge: «A questi ultimi, con in testa lo staff di coordinamento infermieristico, deve andare il mio sincero ringraziamento per il loro costante impegno che ha permesso di affrontare e superare le recenti difficoltà».
Ovviamente non può dirsi che vada tutto bene, non è così, le criticità rimangono tante, ma parlarsi senza addebiti di negligenze e pensare al problema nell’ottica della soluzione è la prospettiva giusta. «La sanità penitenziaria regionale, guidata dall’ingegner Iole Fantozzi, e territoriale, le sezioni del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia vogliono realizzare un modello virtuoso ed è per questo che sento di doverli ringraziare tutti».
PER APPROFONDIRE: Tutela della salute in carcere, l’esempio di Reggio Calabria
«Il sol fatto di sedersi ad uno stesso tavolo e portare anche piccoli risultati è una minuscola rivoluzione verso una giustizia giusta che guardi con umanità ai diritti di tutti», afferma ancora Giovanna Russo nel ringraziare, inoltre, il Garante regionale dei detenuti, l’avvocato «Luca Muglia, eletto solo due mesi fa e subito attivo ed attento anche alle esigenze della sanità penitenziaria reggina. La figura del Garante Muglia rappresenta il supporto fondamentale per le attività di questo Ufficio e per tutti quelli della Regione».