Avvenire di Calabria

L'attore Giovanni Scifoni ha girato un film in Terra Santa per conoscere da vicino l'impegno dei missionari

Docufilm in Terra Santa, Scifoni “sfata” i luoghi comuni sulle missioni

Volto noto al grande pubblico per il ruolo nella fiction di successo "Doc", Scifoni non è nuovo a queste iniziative

di Redazione Web

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S'intitola "Tamam" ed è un docufilm girato da Giovanni Scifoni in Terra Santa. Un esperimento social che usa l'ironia per valorizzare il grande lavoro fatto dai missionari francescani in quei territori.

Scifoni in Terra Santa e il suo docufilm sui missionari francescani

Una guida rapida in 4 capitoli per visitare la Terra Santa «senza la tentazione di donare ai poveri». Ovvero, «Tamam (stai bene)». È l’ idea eversiva della campagna di donazione a sostegno dei progetti in Medio Oriente di Pro Terra Sancta, firmata dall’attore e regista Giovanni Scifoni con il suo coautore Gero Arnone.


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Quattro video che fanno dell’ironia uno strumento efficacissimo di comunicazione e sensibilizzazione. Evitando «il meccanismo classico delle pubblicità che mostrano il dolore per ingenerare il senso di colpa nelle persone che stanno a casa sul divano, e spingerle così a donare» spiega Scifoni con energia e risata travolgenti.

«Abbiamo invertito il meccanismo e lo abbiamo reso paradossale, cialtrone, buffonesco come sono io, partendo da questo disagio e raccontando in modo ironico e assurdo che in Terra Santa stanno tutti bene, quindi non bisogna donare altrimenti stanno “troppo” bene».

Una campagna rischiosa - «non tutti capiscono, qualcuno si offende, pensa che sminuisca il problema» concorda Scifoni - in una contemporaneità che pratica solo il politicamente corretto. Ma «noi siamo stati sinceri, condividendo quello che pensiamo quando vediamo quelle pubblicità, e la verità fa sempre ridere, al contrario del politicamente corretto che è falso e racconta una convenzione che non esiste».


PER APPROFONDIRE: Dal film in Terra Santa con Scifoni all'esperienza di Casa Kèrigma


Il suo rapporto con la fede

La fede è molto presente nel suo lavoro creativo, «elemento fondamentale nella mia vita e nella vita della mia famiglia, soprattutto nel nostro matrimonio. Credo profondamente negli insegnamenti della Chiesa e trovo le sue contraddizioni bellissime, anche molto teatrali, per questo mi piace portarle in scena insieme alle contraddizioni del credente. Non scrivo mai un mondo in cui c’è Dio, ma un mondo in cui i personaggi si interrogano su Dio. Sono i personaggi che fanno un mondo, non è l’autore che deve dire il mondo come è. È la mia personalissima visione della deontologia professionale di un autore».

Che Giovanni sviscera con l’ironia, perché «la domanda su Dio non può non suscitare il paradosso e il paradosso fa ridere. Non il fatto che Dio ci sia o non ci sia, ma quanto l’essere umano entri in confusione facendosi questa domanda, senza cui la vita sarebbe più semplice, ma meno interessante». 

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