Avvenire di Calabria

Sede vacante: card. Gugerotti, “alleviare il dolore della vita violata”, “grazie” ai fedeli delle Chiese orientali

di Redazione Web

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“Papa Francesco ci ha insegnato a raccogliere il grido della vita violata, ad assumerlo e presentarlo al Padre, ma anche ad operare per alleviare concretamente il dolore che suscita questo grido, a qualsiasi latitudine e negli infiniti modi con cui il male ci indebolisce e ci distrugge”. Lo ha ricordato il card. Claudio Gugerotti, già prefetto delle Chiese orientali, nell’omelia della messa di suffragio per Papa Francesco, presieduta nella basilica di San Pietro nel settimo giorno dei Novendiali e alla quale sono invitate in particolare le Chiese orientali. “Grazie per aver accettato di arricchire la cattolicità della Chiesa con la varietà delle loro esperienze, delle loro culture, ma soprattutto della loro ricchissima spiritualità”, l’omaggio del cardinale ai presenti: “Figli degli inizi del cristianesimo, essi hanno portato nel cuore, insieme con i fratelli e le sorelle ortodossi, il sapore della terra del Signore, e alcuni addirittura continuano a parlare la lingua che Gesù Cristo parlò. Attraverso gli sviluppi prodigiosi e dolorosi della loro storia, essi raggiunsero dimensioni importanti ed arricchirono il tesoro della teologia cristiana con un apporto tanto originale quanto, in buona parte, da noi occidentali sconosciuto”. “Nel passato gli Orientali cattolici hanno accettato di aderire alla piena comunione con il successore dell’apostolo Pietro il cui corpo riposa in questa basilica”, ha ricordato Gugerotti: “Ed è nel nome di questa unione che hanno testimoniato, spesso col sangue o la persecuzione, la loro fede. In parte ora ridotti, di numero e di forze ma non di fede, proprio dalle guerre e dall’intolleranza, questi nostri fratelli e sorelle rimangono saldamente aggrappati a un senso della cattolicità che non esclude, ma anzi implica, il riconoscimento della loro specificità. Nello scorrere della storia essi furono a volte poco capiti da noi occidentali, che, in alcune epoche, li giudicammo e decidemmo che cosa di quanto essi, discendenti di apostoli e di martiri, credevano era o non era fedele alla teologia autentica (cioè la nostra), mentre i loro fratelli ortodossi, consanguinei e partecipi della stessa cultura, liturgia e modo di sentire l’essere e l’operare di Dio, li consideravano fuggiti di casa, perduti alla propria origine e assimilati a un mondo allora ritenuto reciprocamente incompatibile”.

Fonte: Agensir

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