Giovedì scorso, presso la parrocchia di Maria Santissima del Carmelo in Archi, l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha presieduto alle 18:30 la Santa Messa con cui si è dato inizio all’anno propedeutico del Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria.
Tanta l’emozione vissuta nel corso della celebrazione, così come un onore per la comunità parrocchiale della Zona pastorale Reggio Nord accogliere il vescovo Fortunato e la famiglia del Seminario.
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La Messa è stata preceduta dall’Adorazione eucaristica. È stata occasione per unirsi insieme in preghiera e rendere grazie al Signore del dono delle vocazioni che, ogni anno, contribuisce a rendere più ricca la Chiesa di fondazione paolina.
La comunità di Archi Carmine ha poi vissuto con particolare partecipazione questo momento di accompagnamento di alcuni giovani nella nuova esperienza di discernimento verso il sacerdozio. L’anno propedeutico, infatti, è un momento importante per quanti avvertono la chiamata del Signore e si domandano se seguirlo per una strada di speciale consacrazione può essere la propria vocazione. Lo ha sottolineato lo stesso arcivescovo Morrone nel corso della sua omelia. «È un'esperienza che si inserisce nel grembo che feconda le vocazioni, quale è ogni Parrocchia e realtà ecclesiale della nostra Diocesi», le parole del presule.
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«Siamo tutti graziati. Non siamo fatti per noi stessi ma per donarci». Il Seminario, ha evidenziato ancora Morrone, «è comunità di vita, una famiglia dove si coltiva l’amore per Dio e i fratelli». Nel rivolgersi ai giovani che hanno iniziato l’anno propedeutico in Seminario, ha poi detto: «Avete chiesto di iniziare un cammino di discernimento guidato e accompagnato dall’equipe formativa. È come il tempo del fidanzamento». In questo caso di «preparazione per imparare ad essere credenti. Per porre tutta la propria esistenza al servizio del Signore e del Vangelo».
«Nel cuore di questi giovani - ha aggiunto Morrone - c’è un fuoco. Nella comunità vi sono vocazioni articolate, ma vi sono vocazioni particolari al servizio dell’altare». Ed è «dal grembo della comunità - ha concluso - che nascono queste vocazioni particolari».