Avvenire di Calabria

Serve «schiena dritta»

La riflessione del Prefetto di Reggio Calabria

Michele Di Bari *

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Non vi è dubbio che al lodevole ed apprezzato impegno della magistratura e delle forze di polizia per il contrasto alla ‘ndrangheta, nel recente passato si è consolidata una coscienza collettiva che sta coinvolgendo, soprattutto, le giovani generazioni. Rispetto a questa meritoria attività, permangono purtroppo molti comportamenti ed atteggiamenti che inconsapevolmente riescono a frenare la lotta alla ‘ndrangheta.

La mancanza di coraggio rende fluido il percorso della ‘ndrangheta che in tal modo trova porte spalancate per arricchirsi illecitamente e rafforzare il proprio potere. Se si desidera affrancarsi dalla invisibile cappa della malavita, è necessario avere «la schiena dritta» che resta un principio irrinunciabile e un imperativo categorico. Viene da chiedersi.

Per esempio, sui motivi che segnano il declino di aziende sane allorquando i rispettivi proprietari diventano testimoni di giustizia oppure quando le stesse sono sotto amministrazione giudiziaria. In questi casi, infatti, la progressiva diminuzione del volume di affari di queste imprese, un tempo floride, viene determinata da una cortina che ne impedisce il contatto con persone che hanno mostrato di avere «la schiena dritta». Imprese o negozi, i cui titolari sono diventati testimoni di giustizia si vedono man mano assottigliare la loro clientela perché l’aria mefitica della Ndrangheta erige barriere sociali che ostacolano l’avvicinamento di chicchessia.

Ancora una volta la paura si impadronisce dei comportamenti della quotidianità che affievolisce la libertà e rende l’aria irrespirabile. Il potere malavitoso con discreta gestualità e senza armi controlla abitudini, indirizza scelte e mette sul lastrico coloro che hanno preferito lo Stato per una sfida di legalità. È una forza inquietante che assume il volto della ‘ndrangheta al pari di quella dei reati più efferati. Mai come in questo momento c’è bisogno della «schiena dritta» perché, se si è in molti, la paura scompare ed il coraggio prende il sopravvento. Ed è evidente che i vari pronunciamenti ripetuti in ogni circostanza non possono sortire gli effetti auspicati e sperati se non accompagnati da concrete azioni in cui lo Stato si è da tempo interrogato sul da farsi, promuovendo iniziative, adottando severe misure legislative, favorendo il senso della civica responsabilità. Ciò non potrà che provocare un’onda di piena in grado di travolgere ritrosie e paure e di restituire dignità a larghi strati della società. In sintesi , un antidoto alle contagiose apprensioni ed ai diffusi sgomenti. La storia dei territori martoriati dalla ‘ndrangheta forgiano, se non si rafforzano gli anticorpi, la coscienza di ognuno, slegandola da qualsivoglia legge. Ora, dopo la straordinaria azione di repressione che ha scompaginato intere organizzazioni criminali bisogna fare un ulteriore passo avanti. Non è assolutamente accettabile che gregari malavitosi incidano sugli assetti economici di imprese con un controllo asfissiante e suadente. La ‘ndrangheta può e deve essere sconfitta con i gesti della quotidianità e con una forte coscienza collettiva capace di sorreggere il coraggio e di diventare un contagioso fenomeno per strutturare una «schiena dritta». È ciò può essere agilmente fatto se si è in tanti.

* Prefetto di Reggio Calabria

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