Avvenire di Calabria

Sinodo: don Vitali, “il compito dei teologi è riconoscere il consenso che sta maturando nel percorso sinodale”

di Redazione Web

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“Scrivere dei report collegiali che indichino a chi deve redigere il documento finale gli elementi convergenti e problematici, in modo da redigere un testo coerente con il consenso che va emergendo durate i lavori sinodali”. Così don Dario Vitali, coordinatore degli esperti teologici, ha sintetizzato il compito dei teologi, durante il Snodo sulla sinodalità in corso in Vaticano fino al 27 ottobre. “Nei sinodi precedenti – ha piegato ai giornalisti durante il briefing odierno in sala stampa vaticana – i teologi erano invitati personalmente e lavoravano personalmente: oggi continua ad essere così, ma da questa assemblea è iniziata un lavoro di collaborazione tra i teologi che accompagna tutto il lavoro sinodale”. “In un cammino di Chiesa in ascolto dello Spirito l’elemento decisivo è quello del consenso”, ha fatto notare Vitali, secondo il quale “spetta ai teologi il compito di riconoscere il tipo di consenso che va maturando, e che va consegnato perché il testo finale sia coerente con il cammino che lo Spirito sta indicando alla Chiesa”. Tra i temi discussi in Aula Paolo VI questa mattina, ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’informazione, lo “status” delle Conferenze episcopali, da “definire meglio per evitare eccessi di burocratizzazione e preservare l’unità”. In particolare, ha spiegato don Vitali rispondendo alle domande dei giornalisti, si è discusso delle “competenze dottrinali” delle Conferenze episcopali, “non per formulare dogmi, ma per adeguare il linguaggio a quel consenso in cui si trovano e offrire risposte ai problemi che nascono in quel contesto”. La possibile ottica da adottare, in altre parole, è quella della “salutare decentralizzazione” auspicata nella Praedicate evangelium, per “restituire alle Conferenze episcopali competenze su materie che conoscono bene, con la possibilità di formulare proposte in chiave dottrinale che hanno ricadute pastorali su un popolo in cammino”.

Fonte: Agensir

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