Avvenire di Calabria

Il presule interviene su una querelle giunta in prima serata sulle televisioni nazionali: la targhetta "incriminata" è stata rimossa per volontà proprio del vescovo

Striscia La Notizia, Oliva ribatte: «Basta dire che Platì sia un paese di soli mafiosi»

di Redazione Web

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In merito al servizio televisivo trasmesso dalla nota trasmissione “Striscia la notizia”, nel corso del quale si è parlato di una targhetta “a memoria”, posta sotto la statua di San Michele nella chiesa di Platì, il vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, ritiene si rendano necessarie alcune precisazioni.

La circostanza descritta con accenti fortemente spettacolarizzati continua ad alimentare l’immagine di un paese di mafia, criminalizzando – forse al di là delle stesse intenzioni del cronista – l’intera comunità platiese, che, se pur nota per fatti di cronaca legati alla ‘ndrangheta, è una comunità di cittadini onesti e laboriosi, molto giovane (media età dei residenti 36,1 anni) ad altissimo tasso di disoccupazione (superiore al 50%).


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La stessa circostanza non può far passare sotto tono l’impegno della chiesa locale nella lotta contro la criminalità organizzata e la ‘ndrangheta, ritenuta un vero male sociale, che contraddice i valori evangelici. Un impegno che si traduce nella gestione a fini sociali e formativi di beni confiscati alla mafia, come anche a rifiutare ogni forma di strumentalizzazione della devozione popolare e delle immagini sacre ed a rifiutare denaro “sporco” o proveniente da fonti inquinate. Anche la parrocchia di Platì ha accettato questa sfida gestendo un bene confiscato alla mafia, adoperandosi a favore della gioventù locale come avviene, ad esempio, con l’utilizzo di un campetto di calcio e degli spazi adiacenti. Platì sta molto cambiando, oggi non è il paese di mafia come spesso, troppo superficialmente, si vuole far passare.

La targhetta “in memoria”, era stata posta in onore della SS. Vergine del Rosario, la cui statua era stata riportata, poi, nella sua originaria collocazione presso la Chiesetta del Rosario; al suo posto un gruppo di devoti a San Michele aveva collocata la statua dell’Arcangelo; la targhetta andava rimossa, così come ora ha fatto il parroco su sollecitazione del Vescovo.

In merito alla pratica di porre targhe o lapidi “a memoria” o “in ricordo” o “a devozione” (e simili) di singoli fedeli, presto entreranno in vigore le nuove norme diocesane che ne vieteranno l’affissione nelle chiese, in ogni luogo di culto e nei locali pastorali ad uso delle parrocchie; tali norme regolamenteranno l’applicazione di quelle ritenute commemorative di eventi ecclesiali comunitari e di importanza storica rilevante.

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