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C’è un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare (Qo 3,7). La metafora del “cuci e taglia” accompagna spesso la comunicazione e le relazioni. I rapporti si tagliano e si rilegano… Non stupitevi, parliamo di cucito. Si tratta di un lavoro di pazienza, di vista, di creatività, di immaginazione, un lavoro fatto di parole e silenzi… comunque di ascolto. Un lavoro che, come si faceva una volta, è meno faticoso se vince l’isolamento.
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Per questo, quando ci si ritrovava per “fare sartoria”, si era insieme, giovani ed anziani. Si tagliava e si cuciva, condendo con discorsi -e a volte qualche gossip- quel lavoro fatto di sguardo e di mani. Ma tagliare e cucire non è solo fare chiacchiere. Ci si ritrovava insieme per “defaticarsi” dal peso della vita, dai drammi di una fame che metteva i calli alle mani e i pensieri nell’anima. Cucire era, così, una necessità anche dello spirito. Si andava dal rattoppo, alla confezione dell’abito della cerimonia; dal tessuto ruvido e pungente, ai nastrini colorati e alla stoffa preziosa. Si costruiva un mondo, imbastendo aghi, passando fili.
Ogni piccola azione del cucire era un volto, una storia vissuta o da vivere, dentro una proiezione che spingeva in avanti il tempo del presente, colorandolo con la musica della festa. Si ricucivano rapporti, si intrecciavano relazioni, si trapassavano nozioni, emozioni, capacità. Si imparava a guardare con gli occhi e il desiderio dell’altro. Si era insieme, giovani apprendisti e anziane non gelose della propria arte. E tra un taglio e un cucito, si narrava la vita. Un vero e proprio modello di dialogo intergenerazionale. La metafora del cucire è tanto universale che anche Gesù la applica per esemplificare la necessità del nuovo, del bello, del funzionale: “Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. (Mat 9,16). E’ notevole, Gesù ne sapeva anche di cucito!
Insomma tagliare e cucire non è poi così banale, come ogni arte antica, conserva il suo fascino e chiede la pazienza di non poche competenze, ma soprattutto richiede il dialogo. Bisogna capire cosa fare e a chi farlo. Bisogna prendere le misure, intuire e diversificare gli usi, scegliere la materia prima… Non è cosa da poco. Alla manualità e alle emozioni si lega la comunicazione e l’efficacia. È forse un’arte persa in un mondo così veloce? Per tutte queste ragioni, soprattutto a favore del dialogo intergenerazionale, con il progetto “Tra le Case” del dipartimento per le politiche della famiglia e che ha come capofila la parrocchia della Cattolica dei Greci, si è pensato di offrire un corso di cucito. Si svolgerà in dodici incontri di una ora e mezza, per un gruppo intergenerazionale di venti persone accompagnate da una docente Giusy Laganà, e da un tutor.
Questo per favorire il dialogo intergenerazionale, attraverso “il fare”. Le piccole cose che verranno create saranno utili all’arredo educativo della casa della comunità educante. Il corso si svolgerà ogni mercoledì dalle 16,30 alle 18,00, presso la casa della comunità educante in via Giudecca 50 (opere parrocchiali, Cattolica dei Greci). Per maggiori informazioni ecco il numero: 3276310475. Oppure visita la pagina Facebook “tra le caso”, o la pagina dedicata in www.cattolicadeigreci.it.
PER APPROFONDIRE: “Tra le Case”: gli educatori, il primo anello della comunità educante
«Ti aspettiamo – si legge in una nota – in fondo imparare a tagliare e a cucire è continuare a crescere nelle relazioni e nella narrazione di una storia che, tra ordito e trama, intreccia la vita di tanti a beneficio dei più piccoli».
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