Gemellaggio tra il Circolo Velico e il Club Nauticque Hammamet
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Un viaggio che si è trasformato in un'esperienza disastrosa per i passeggeri del treno Intercity 560 di Trenitalia, lasciando dietro di sé una scia di ritardi, mancate risposte e una gestione del tutto insufficiente.
È stato un pessimo otto dicembre quello vissuto dai passeggeri del treno Intercity 560 di Trenitalia, partito da Reggio Calabria alle 15:10 e destinato a Roma Termini dove sarebbe dovuto arrivare alle 22:39. Le strane anomalie sono evidenti sin da subito: già nelle prime fermate del reggino, il treno comincia ad accumulare ritardo e viaggia in modo stranamente lento. Non si percepiscono né le rapide accelerazioni, né le decise frenate a cui tutti i pendolari sono abituati. Una calma insolita, poi una fermata improvvisa e infine l’annuncio: «il treno è fermo per consentire controlli tecnici». Si riparte poco dopo, con “appena” venti minuti di ritardo.
Le persone chiedono spiegazioni, vengono rassicurate dal personale di bordo che è tutto ok, che i problemi sono stati risolti…ma, inspiegabilmente, il treno continua a perdere minuti su minuti. Le fermate alle stazioni durano più della sosta prevista sul piano di viaggio, anche su brevi tratti la perdita di tempo diventa consistente…il treno viaggia lentamente. Basti pensare che da Pontecagnano a Salerno il convoglio accumula cinque minuti di ritardo in soli dieci minuti impiegati a percorrere il tragitto, arrivando a cumulare un ritardo di 64 minuti. La capotreno, raggiunta per chiedere informazioni, si rifiuta di dare risposte. Nel frattempo, proviamo a contattare il servizio clienti: la proposta, condivisa con altri passeggeri, è quella di chiedere un cambio a Napoli per poter prendere una Freccia ed arrivare così a Termini all’orario previsto per la fine corsa dell’Intercity. Ma l’assistenza clienti di Trenitalia è inesistente: la prima volta il telefono squilla per 19 minuti e 15 secondi, poi la comunicazione viene interrotta; la seconda volta l’attesa supera i 27 minuti, poi nessuna risposta.
A Napoli cambia il personale di bordo, il treno sta fermo 29 minuti invece dei 14 previsti, si riparte dal capoluogo partenopeo con un ritardo di 81 minuti. La nuova capotreno si dice disponibile a dare spiegazioni, tuttavia chiarisce che «non sa cosa è successo, perché lei non era sul treno quando si è verificato il guasto», aggiunge, comunque, che «il treno viaggia a velocità limitata per i problemi che ci sono stati e che i passeggeri riceveranno l’assistenza necessaria al binario di arrivo». Dopo Formia il mezzo di Trenitalia viaggia spedito, il ritardo si mantiene costante, anzi diminuisce, passando da 95 a 89 minuti.
Cresce il malcontento tra i passeggeri: in molti, infatti, a fronte di un irrisorio rimborso del 25% del biglietto da parte di Trenitalia, dovranno spendere molto di più per spostarsi una volta arrivati a Roma. «Io sarei dovuto arrivare alle 22:34 quando la Metro era aperta, spiega un passeggero, invece troverò la Metro chiusa e dovrò prendere un Taxi che mi costerà almeno 70 euro: questo viaggio con Trenitalia mi è costato più di un aereo». È vero, inoltre, che Trenitalia ha proposto di riprogrammare le coincidenze, ma chi doveva proseguire il viaggio con Italo si è ritrovato a piedi. Altri passeggeri, soprattutto i più anziani, lamentano ormai una grave stanchezza: sono in viaggio da più di otto ore: quello che doveva essere un sereno trasferimento in treno si è trasformato in un incubo.
Ma la beffa arriva a Termini: non doveva esserci l’assistenza al binario? Macché! Dopo mezzanotte la stazione è deserta, di Trenitalia neanche l’ombra, chi doveva prendere Metro o treni regionali è costretto a prendere un Taxi. Ci sono solo due persone di Trenitalia che distribuiscono un Courtesy Kit dell’azienda: una bottiglietta d’acqua, un biscotto di mais e una mini confezione di taralli all’olio di oliva. Un passeggero chiede: «Ma non doveva esserci l’assistenza al binario?» e la risposta del personale che distribuisce i Kit: «Non so dirvi, fate reclamo». Così Trenitalia tratta i suoi passeggeri.
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