Avvenire di Calabria

Una bimba scrive a Falcone: «Vivi con noi»

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Abbiamo ricevuto questo documento che pubblichiamo volentieri. Si tratta di una lettera indirizzata al giudice Giovanni Falcone e alla moglie, Francesca Morvillo. La missiva è stata scritta da una nostra giovanissima lettrice: Margherita Tripepi, una ragazzina di 13 anni.

Caro signor Giudice, questa lettera è indirizzata a lei e a sua moglie Francesca. Ho deciso di scrivervi per comunicarvi tutta la stima che ho per voi. Tutto ha avuto inizio un sabato sera come tanti, di qualche mese fa, quando ero con la mia famiglia in una pizzeria di Lazzaro. Mio padre incominciò a parlarmi dell’argomento della mafia e mi resi subito conto di quanto questa organizzazione possa essere vile e distruttiva, a tal punto da turbare la pace e la serena convivenza civile degli abitanti di un’intera nazione. Ovviamente parlando della mafia, mio padre non poté fare a meno di parlarmi del suo nemico numero uno: Giovanni Falcone. Quando ero più piccola pensavo che gli eroi fossero immortali e che nessuno li potesse sconfiggere. Dopo lo spaventoso attentato di Capaci, per un attimo ho creduto che l’immortalità e l’imbattibilità non vi appartenessero più e pertanto, senza queste due prerogative, era come se fosse venuto meno il vostro essere “eroi”. Poi ho incominciato a capire che i veri eroi sono quelle rare “creature che Dio manda ad una terra che non le merita”, che hanno piena consapevolezza di rischiare la vita a causa del proprio lavoro ma che nonostante tutto e tutti continuano a praticarlo per il bene della società, senza mai arrendersi “affinché certi orrori non abbiamo più a ripetersi” e semplicemente “per spirito di servizio”. Non siete morti e non siete stati battuti. Voi siete stati più forti della mafia stessa perché vivete nel mio cuore e in quello di tanti altri giovani come me. Non siete più fisicamente su questa terra ma nonostante questo i valori dell’onestà, della verità, dell’umanità ma soprattutto quello della dignità che avete incarnato sono giunti fino a me, forti e chiari, pur essendo io nata 11 anni dopo la strage di Capaci. Ritengo di essere una ragazza fortunata ad avervi conosciuto grazie alle parole di mio padre, ai libri (tanti) che ho letto di voi. Grazie a tutto questo sono cresciuta con ideali di vita robusti ed avendo voi due come punti di riferimento. Ogni volta che vedo un film o un documentario dedicato a voi provo una grande sofferenza, e molta rabbia nel pensare che chi fa del bene per la società, mettendoci tutto se stesso, debba subire ciò che voi due avete subito. Vi ritengo persone da ammirare perché l’uno ha avuto il coraggio di combattere cosa nostra con le armi della giustizia e l’altra perché ha avuto la forza di sostenere, da donna straordinaria, un uomo straordinario.
Purtroppo, in quella bruttissima strage sono rimaste vittime i 3 agenti di scorta: Antonio Montinaro, Rocco di Cillo e Vito Schifani, persone innocenti che hanno sacrificato la loro vita terrena per proteggere quella di un giudice. C’è una sua frase, Dottor Falcone, che lei ha detto e che mi ha colpito in modo particolare: “GLI UOMINI PASSANO, LE IDEE RESTANO, RESTANO LE LORO TENSIONI MORALI CHE CONTINUERANNO A CAMMINARE SULLE GAMBE DI ALTRI UOMINI”. Questa frase rispecchia quello che in questo periodo è successo a me: le sue idee camminano sulle mie gambe ed il mio più grande desiderio è che anche altri ragazzi imparino a conoscervi. Anche perché il Sud Italia molte volte viene screditato dimenticando che è qui che abbiamo avuto due grandi eroi come voi che non devono essere assolutamente dimenticati.
Come avevo già scritto prima, voi mi avete anche insegnato il valore della dignità e dell’umanità, che sono riuscita a comprendere meglio grazie ad una frase, per me una delle più belle che lei hja pronunciato: “COMPRENDO IL DRAMMA UMANO DI CHI MI STA DI FRONTE. SOFFRO SI PERCHE’ QUESTO LAVORO NON PUO’ ESSERE SVOLTO SE SI E’ PRIVI D’ UMANITA’. UMANITA’ CHE NON VA INTESA COME PIETISMO O RINUNCIA BENSI’ COME CAPACITA’ DI COMPRENDERE I MOTIVI CHE HANNO SPINTO AL DELITTO. E OCCORE UNA PROFONDA CONOSCENZA DEGLI UOMINI CHE NON PROVIENE DAI CODICI. PUOI AFFINARLA, MA DEVI AVERLA DI DALL’INIZIO’. FALLO PARLARE…FALLO PARLARE IL MAFIOSO POI VALUTERAI LA SUA RESPONSABILOTA’, LE CIRCOSTANZE, EVENTUALI RESPONSABILITA’. TALUNI CREDONO CHE CAPIRE GLI UOMINI EQUIVALGA A SPOSARE UNA TESI O A PERDONARE. BISOGNA CAPIRE, MA CAPIRE NON E’ PERDONARE. MAI DIMENTICARE CHE ANCHE NEL PEGGIORE ASSASINO VIVE SEMPRE UN BARLUME DI DIGNITA’”.

Articoli Correlati

Il ricordo della strage di Capaci ai tempi del coronavirus

Iniziative telematiche dell’Anpi di Reggio Calabria e di ReggioNon Tace per commemorare il magistrato, Francesca Morvillo ed i ragazzi della scorta. Oggi la video-intervista con il procuratore di Palmi Sferlazza ed una video-conferenza con Federico Cafiero de Raho