Avvenire di Calabria

Il direttore della Caritas di Reggio Calabria - Bova, don Antonino Pangallo, ha scritto un ricordo sulla scomparsa dell’accolito reggino

Una Carità incarnata: l’esempio di Antonio Marrapodi

Redazione Web

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Il direttore della Caritas di Reggio Calabria - Bova, don Antonino Pangallo, ha scritto un ricordo sulla scomparsa dell’accolito reggino Antonio Marrapodi.

di Antonino Pangallo * - Antonio se ne è andato in pochi giorni. Il 25 marzo, festa dell’annunciazione, lo abbiamo salutato celebrando le sue esequie. Quando si incontrano nella vita laici così si fa veramente esperienza di risurrezione. Quando la carità battesimale si espande dalla vita familiare a quella professionale, dal servizio all’altare come accolito, all’accompagnamento fedele e costante ai malati ci si trova realmente dinanzi alla risurrezione.

L’evangelista Giovanni scrive: «Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo». Nella lettera agli Ebrei si legge: «Quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?».

Antonio Marrapodi nel suo scritto “Omelia per il mio funerale”, vergato il 14 marzo 2018 affermava: «Con familiari e amici presenti da veri cristiani dobbiamo vedere il funerale come un andare a salutare al porto un parente o amico che parte per una bellissima crociera senza ritorno, Certo un po’ di commozione non manca, ma non bisogna piangere né tanto meno prendersela con Dio che ha chiamato a sé questo parente o amico. Bisogna essere felici e allegri, anzi bisogna fare festa perché finalmente ha ottenuto il premio di partecipare a questa crociera. Partire: com’è bello! Finalmente ci si è liberati dalle pastoie di questo corpo terreno fatto di polvere impastata. L’anima può volare nel cielo, librarsi nell’aria, vedere le miserie della terra che ha lasciato per sempre, arrivare ai confini dell’universo se mai ci saranno, incontrare i parenti e gli amici che ci hanno preceduto, godere della visione diretta di Dio, di Gesù, di Maria, di Giuseppe, degli apostoli e di tutti i Santi del paradiso. Mi dispiace per voi che restate ancora sulla terra che amate e fate di tutto per farla sopravvivere. Pazienza! Il Signore vi darà la forza per continuare a vivere su questa misera terra. Dal cielo Antonio Marrapodi».

Salvo poi aggiungere “Dal testamento spirituale” firmato il 4 dicembre 2020 alle 22.30: «A dimenticavo: il vestito più vecchio, le scarpe più vecchie o un paio di pantofole (tanto tutta questa zavorra resterà a marcire sulla terra), il camice perché il mio Signore mi ha tratto dalla vita del contadino e ha voluto che lo servissi all’altare accanto al celebrante e portassi la Comunione a chi era impedito di recarsi in chiesa».

* Direttore Caritas Reggio-Bova

Nota della redazione. Antonio Marrapodi era solito passare dalla redazione di Avvenire di Calabria per portare alla conoscenza dei giornalisti aneddoti, documenti e foto che riguardano la storia dell’arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova. Sempre con garbo estremo e una timidezza disarmante. Ci mancherà.

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