Avvenire di Calabria

Il messaggio dell’arcivescovo del tempo pubblicato sul numero storico de L’Avvenire di Calabria

14 luglio 1970. Ferro: «Ecco il volto autentico di Reggio»

di Redazione web

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14 luglio 1970. Oggi ricorrono i 51 anni da quella data. «Le storiche e dolorose giornate di Reggio per la difesa di incontestabili diritti». Così titolava L’Avvenire di Calabria sul numero del 25 luglio 1970il primo all’indomani dello scoppio dei Moti di Reggio che descrive analiticamente quanto stava accadendo in città. Il cronista Piero Ravenna riavvolge il nastro con una testimonianza giorno per giorno.

La cronistoria dello scoppio dei Moti

Il 13 luglio è il giorno di Catanzaro capoluogo: alle 10 «si svolge la prima riunione popolare cui partecipa una strabocchevole folla» a cui, però, non partecipano i consiglieri regionali reggini. Un preludio a quanto accadrà il giorno dopo: «Uffici, negozi, banche sono chiusi; da Piazza Garibaldi parte un corteo che si ferma a Piazza Italia dove il sindaco Battaglia ribadisce il diritto di Reggio ad essere il capoluogo della Calabria».

Le parole di monsignor Ferro

Una cronaca consegnata agli annali di storia a cui si aggiungono le parole dell’arcivescovo, in un messaggio pubblicato proprio su L’Avvenire di Calabria del tempo: «Mi è apparso il volto autentico di Reggio, quello che rivela l’animo generoso di un popolo assetato di giustizia, ma paziente e forte, perché una grande fede ne illumina perennemente il cammino», scrive l’indimenticato monsignor Ferro, oggi Venerabile, che era appena rientrato in città dopo la morte del fratello. E ancora riferendosi al «dovere dell’ora» prosegue: «Riflettere seriamente e, sotto lo sguardo di Dio, operare decisamente in unità di intenti: ecco il nostro dovere di sempre ma specialmente in questa ora durissima, che esige chiarezza di idee e saldi propositi».

L'invito a non usare violenza

Il messaggio del presule è arricchito dalle riflessioni di Acli e Azione cattolica diocesana. In particolar modo, l’Acli provinciale denunciò la «responsabilità della classe politica» per quanto stava accadendo a Reggio Calabria in quelle ore: «A Reggio, i giovani hanno dimostrato generosità, coraggio, nobiltà di impulso e limpidezza di intenti ed hanno affrontato immani sacrifici, causati soprattutto dai metodi di pesante repressione della polizia, ignare delle nobili aspirazioni per le quali questi giovani si battevano e tecnicamente impreparata alle nuove forme di agitazione di piazza, emerse dai recenti movimenti contestatari». Infine, l’Azione Cattolica del tempo, guidata dal presidente Bruno Caridi, stigmatizzò da subito le azioni di violenza. «In queste ore storiche e decisive per l’avvenire di Reggio, la presidenza diocesana di Azione Cattolica esprime tutta la sua solidarietà alla Civica Amministrazione impegnata in un’azione coraggiosa e responsabile perché sia riconosciuto alla Città, il legittimo ruolo di capoluogo della Regione, non per questione di campanile, ma di vera e propria sopravvivenza». L’Ac, però, «invita i cittadini ad astenersi da ogni intemperanza o violenza, perché la lotta sia continuata, sino al trionfo della giustizia, nell’ordine e nella compostezza ed esprime profonde condoglianze ai familiari del caduto Bruno Labate, vittima innocente».

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