Avvenire di Calabria

55 anni fa, il 29 ottobre 1969, nei laboratori dell’Università della California e dello Stanford Research Institute nasceva il web

L’età di Internet, parla il professor Domenico Ursino: «Una rivoluzione che ha riscritto il futuro»

Il docente calabrese di Data Science e Coordinatore del Gruppo di Ingegneria Informatica all’Università Politecnica delle Marche parla dell'impatto che ha avuto la Rete negli anni e dei prossimi scenari

di Davide Imeneo

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Cinquantacinque anni fa, il 29 ottobre 1969, nei laboratori dell’Università della California e dello Stanford Research Institute, un gruppo di ricercatori inviò il primo messaggio tra due computer. Fu il primo passo di un progetto che avrebbe dato forma a Internet, destinato a trasformare ogni aspetto della nostra vita.

Per celebrare l’evento, abbiamo intervistato Domenico Ursino, professore di Data Science e Coordinatore del Gruppo di Ingegneria Informatica all’Università Politecnica delle Marche, che ha sottolineato l’impatto travolgente della rivoluzione digitale: «Non c’è settore della vita umana che non sia stato profondamente influenzato da Internet».

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Il docente, originario di Siderno, ha poi parlato delle sfide future, in particolare quelle etiche, poiché i confini tra lecito e illecito, tra etico e non etico, diventano sempre più sfumati.

Internet 55 anni dopo, parla il professor Domenico Ursino: «Vi spiego questa rivoluzione»

Domenico Ursino è professore ordinario di Data Science e Coordinatore del Gruppo di Ingegneria Informatica all’Università Politecnica delle Marche. Originario di Reggio Calabria, per 17 anni ha contribuito a far emergere talenti nel campo dell’innovazione, prima di decidere di lasciare la sua terra d’origine. In vista dell’Internet Day, che si celebrerà il 29 ottobre, lo abbiamo intervistato per conoscere la sua opinione sui cambiamenti che l’avvento di Internet ha portato nel settore tecnologico.

Internet ha cambiato il mondo... ci può raccontare questo cambiamento dal suo punto di vista?

Internet ha veramente cambiato il mondo. Mi ricordo che, quando dieci anni fa si diceva “la rivoluzione a cui assisteremo, la rivoluzione telematica, provocherà gli stessi sconvolgimenti che nel passato ha provocato la rivoluzione industriale”, tutti si dichiaravano scettici e si pensava che stessimo esagerando.



Adesso abbiamo potuto vedere come in realtà effettivamente internet, con la rivoluzione telematica ha cambiato tutto, dallo smart working, fino alle criptovalute, ai social network…non c’è settore della vita umana che non è stato profondamente cambiato da internet. Un altro settore che mi viene in mente è l’e-commerce, ovviamente non sto dicendo che tutti questi cambiamenti sono tutti positivi, io sto dicendo che oggettivamente questi cambiamenti ci sono stati.

Qual è stato, secondo lei, l’evento o l’invenzione più rivoluzionaria nella storia di Internet? 

Secondo me l’invenzione più rivoluzionaria sono i social media. Sono rimasto molto colpito da uno studio che dice questo: la mia generazione (io sono un cinquantenne) aveva la capacità di rimanere concentrato su un argomento per 15-20 minuti, la generazione successiva, trentenni, per 10 minuti, le attuali generazioni per 25 secondi. I Social media hanno completamente rivoluzionato il modo di approcciarsi, di comunicare e questo ha ripercussione, ne avrà ancora di più in tutti i settori, università e scuole comprese.

Quali sono le principali sfide che l’umanità deve affrontare dopo e durante l’espansione continua di internet?

La prima è la sfida etica. In una situazione come questa i confini tra il lecito e l’illecito, tra l’etico e il non etico sono sempre più sottili, anche perché internet è globale e quindi c’è anche un discorso di culture differenti che si mettono a confronto. La seconda sfida riguarda la privacy: noi siamo continuamente monitorati da tutti i dispositivi e da tutte le app che giornalmente utilizziamo. Il terzo grosso problema sarà il mondo del lavoro.


PER APPROFONDIRE: L’intelligenza artificiale e giornalismo, Giovanni Tridente spiega cosa cambia e cosa no


Già adesso c’è una rivoluzione continua in questo settore, ma questa rivoluzione è solo l’inizio perché con l’avvento dell’intelligenza artificiale molti posti di lavoro (e stavolta non di operai, ma di impiegati) verranno a mancare. Potrebbero essere sostituiti, almeno in parte, da nuove posizioni di lavoro che finora non c’erano, legate al mondo dell’informatica e di internet. Ma sicuramente anche questa sarà una rivoluzione con cui l’umanità dovrà fare i conti.

In che modo la collaborazione tra università e aziende può contribuire ad una sana innovazione delle tecnologie di comunicazione?

Le università e le aziende devono collaborare strettamente. Da questo punto di vista sono contento del fatto che con varie aziende stiamo collaborando in modo sinergico. Si tratta di una possibilità garantita dallo Stato e spero che continuerà ad essere garantita: è indispensabile permettere di fare ricerca liberamente, perché la ricerca può anche significare che una strada che tu percorri alla fine non ti porta da nessuna parte. L’azienda ovviamente una cosa del genere non la tollera, perché perderebbe un investimento, però l’azienda deve anche collaborare perché l’università può arrivare fino a un certo punto con i finanziamenti statali. Ma l’azienda, se una strada diventa promettente e se un prototipo è convincente, deve avere il coraggio di investire. Da questo punto di vista noi siamo molto più indietro degli Stati Uniti, dove questa capacità di investire sulle idee e sulla ricerca da parte delle aziende è molto, molto più avanzata che in Italia.

Quali competenze ritiene fondamentali per gli studenti che aspirano a una carriera nel mondo It?

La prima cosa è sicuramente la passione. Il mondo IT è un mondo abbastanza difficile, ma non impossibile. Se un ragazzo o una ragazza hanno passione, sicuramente può giocare tantissimo a loro favore. Poi i classici consigli, cioè, bisogna avere una certa predisposizione per la matematica e in genere per le materie stem e bisogna avere molta capacità di concentrazione. Io direi che non è tanto la competenza tecnica che conta, piuttosto la capacità di concentrazione, la capacità di non abbattersi, la capacità di lavorare in gruppo, sono un grosso consiglio che darei a tutti gli studenti che vogliono iniziare una carriera nel mondo IT. Dal primo giorno abituatevi a lavorare in gruppo, trovate un gruppo di persone con cui collaborare e portate avanti tutti gli esami in gruppo.

Quali misure possiamo adottare per ridurre il digital divide e garantire a tutti un accesso equo a Internet?

Il digital divide è un grosso problema, soprattutto per le generazioni attuali. Ho due nipoti, di 7 e 5 anni, che usano il cellulare molto meglio della loro nonna di 80 anni. Quindi, tra 50 anni, questo divario tecnico potrebbe non esistere più, anche se è un lasso di tempo significativo. Ritengo che sia una delle questioni più difficili da affrontare, poiché le persone più anziane hanno meno familiarità con le nuove tecnologie e potrebbero non essere motivate a superare le difficoltà. Una possibile soluzione è fornire supporto digitale a chi ha difficoltà, ma nel settore pubblico spesso non sempre si fanno le cose per rendere le attività semplici. Ad esempio, l’accesso alla mia banca è molto più facile e sicuro rispetto a quello di un sito di pubblica amministrazione. Appena senti il termine Spid, ti spaventi. Ci sono tanti di quei vincoli, regole, che secondo me non hanno giustificazione dal punto di vista tecnico, ma che rendono il digital divide più complicato di quello che poi sarebbe a livello del mondo reale.

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