
Basket In Carrozzina: Clemente sceglie ancora la Reggio Bic
Clemente ha dimostrato di essere un elemento chiave per la squadra in fase offensiva ma
Cattolici e ortodossi di diverse nazionalità ancora una volta hanno pregato insieme. Al tradizionale momento di preghiera, arricchimento e confronto, è intervenuto anche il vescovo Morrone. Il tema scelto per l’evento: «Gesù è la nostra pace». Il presule ha ricordato che in Cristo le diversità sono occasione di ricchezza.
Anche quest’anno è tornato il tradizionale appuntamento del “Natale multietnico”, nella parrocchia di Sant’Agostino, domenica 11 dicembre, alla presenza dell’arcivescovo Fortunato Morrone. «Gesù è la nostra pace!»: così scriveva san Paolo alla comunità degli Efesini. Questo è stato il tema dell’evento multietnico; questa verità di fede è stata anche al centro dell’intervento dell’arcivescovo.
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Monsignor Morrone ha messo in evidenza la centralità di Gesù Cristo, dove le diversità non sono cancellate, ma valorizzate in vista di creare un’arricchente unità. Le differenti caratteristiche di patrimonio culturale e religioso, anzi, contrastano il livellamento tra i singoli e tra le comunità, in modo da favorire lo scambio e il progresso di tutti, compresi i popoli e le famiglie.
La serata ha visto il susseguirsi di canti tipici natalizi di diversi Paesi del mondo, intonati attorno al presepio, in un’atmosfera di Chiesa e di fraternità. Vestiti con costumi tradizionali, si sono avvicendati gruppi provenienti da Italia, Romania, Polonia, Filippine, Congo e Ucraina, con rappresentanti della comunità cattolica e di quella ortodossa. Al termine di ogni presentazione è risuonato l’augurio per un felice Natale nell’idioma tipico di ogni nazione. Grazie a tutti coloro che erano presenti si è creato un clima festoso e di condivisione, terminato con il canto «Tu scendi dalle stelle », a cui tutti hanno dato voce.
Prima di quest’evento, monsignor Morrone ha incontrato i volontari del Centro ascolto diocesano “G.B. Scalabrini”, intrattenendosi con loro per conoscere le attività e le sfide del servizio per gli immigrati, che viene svolto ormai da trent’anni. A differenza della Caritas, pur mantenendo con essa una stretta sinergia, il Centro “Scalabrini” funge da braccio operativo del Centro Diocesano “Migrantes” e, oltre alla prima assistenza verso le persone più vulnerabili e bisognose, mira alla “seconda accoglienza”, orientata a promuovere l’integrazione e l’inclusione sociale.
Nell’arco del 2022, sono stati registrati oltre tremila passaggi di persone di 43 nazionalità, di cui 960 provenienti dalla Georgia, 710 dal Marocco e 368 dal territorio della città metropolitana di Reggio Calabria. Sono state assistite 1.555 persone con alimenti e beni di consumo.
Sono state prese in considerazione 641 richieste di consulenza legale (per regolarizzare permessi di soggiorno, cittadinanza, ricongiungimenti familiari, protezione internazionale; solleciti per erogazione di misure assistenziali, patrocinio in processi penali e assistenza in procedure di lavoro o di invalidità), mentre sono state 539 le pratiche relative alla modulistica generale per disagi economici, procedure amministrative e solleciti assistenziali INPS. Poi, sono state soccorse 81 persone con sovvenzioni per il pagamento di farmaci e utenze domestiche; altre 87 sono state aiutate con articoli per l’infanzia.
Si sono rivolte al Centro Scalabrini 80 persone in cerca di occupazione e per 68 di esse è stata trovata una soluzione lavorativa. Un polo prioritario del Centro “Scalabrini”, infine, è la dimensione culturale e l’accompagnamento scolastico, che vede impegnati circa quindici insegnanti volontari per il doposcuola e tre docenti per l’alfabetizzazione, con un numero pari a circa 50 studenti.
Non è un caso che l’incontro del nostro arcivescovo con i volontari del Centro “Scalabrini” e la celebrazione del “Natale multietnico” siano avvenuti in tempo di Avvento, tempo di cammino, di attesa e di ricerca. Le sfide del nostro tempo, infatti, ci mettono alla continua ricerca di qualcosa o, meglio, di qualcuno: nel servizio ai poveri, nella fratellanza tra i popoli e nella ricerca della pace ci inginocchiamo davanti alla stalla di Betlemme, confermando che «Gesù è la nostra pace!».
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