Avvenire di Calabria

Natale, il personale di Curia ha rivolto gli auguri all’arcivescovo Fortunato Morrone

Le parole del moderatore di Curia, monsignor Casile: «Gratitudine, servizio e pace» i tre auspici.

di Redazione Web

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Oggi nel Salone dell'Episcopio, alle ore 11, si è svolto il tradizionale incontro augurale tra l'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, monsignor Fortunato Morrone, e la Curia arcivescovile. Era presente tutto il personale degli Uffici di Curia e degli Enti collegati alla Arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova. Il moderatore di Curia, monsignor Angelo Casile, ha rivolto alcune parole augurali a monsignor arcivescovo a nome di tutti i presenti, riportiamo di seguito il discorso integrale.

Il discorso augurale del moderatore di Curia, monsignor Angelo Casile, per gli auguri all'arcivescovo Fortunato Morrone

«Ogni anno, ai piedi del Bambino che giace nella mangiatoia (cfr Lc 2,12), veniamo messi nella condizione di guardare la nostra vita a partire da questa speciale luce» così papa Francesco ci ha ricordato ieri nel discorso di Auguri della Curia Romana. Il Papa ci esorta a esaminare la propria esistenza e il tempo trascorso avendo come «punto di partenza la memoria del bene».
«Ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio» (Salmo 77,7). Così ricordava il Salmo pregato stamattina nell’Ufficio delle Letture.


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In questa memoria del bene ricevuto voglio dire grazie a Lei, Eccellenza Carissima, per la fiducia che continua a riporre in ciascuno di noi. Ed è questo il primo sentimento che sgorga dal mio cuore nei suoi confronti: la gratitudine.

Guardando ancora nel mio cuore, vedo una preoccupazione. Come aiutarla, Eccellenza, a servire la nostra Arcidiocesi senza promuovere se stessi, le proprie idee, avere interessi personali per se stessi e i propri cari, senza cercare il suo riconoscimento per partecipare attivamente alla vita diocesana, senza chiudersi in circoli amicali gratificanti ma escludenti nei confronti di una comunione più ampia… senza – e anche qui mi viene in soccorso il Salmo 77 – «Lo lusingavano con la bocca e gli mentivano con la lingua; il loro cuore non era sincero con lui»,… senza quindi lusingarla con la bocca e tradirla con il cuore.

E allora il secondo impegno è quello di non approfittare del potere affidatoci, della propria posizione e del proprio ruolo e invece servire responsabilmente, umilmente, nascostamente il Signore, la Chiesa, Lei, la Città terrena nella quale camminiamo quotidianamente accanto a persone che attendono di essere amate, capite, aiutate. Servire, quindi, non servirsi.

E infine, scendendo ancora nel mio cuore, trovo l’ultimo auspicio, quello della pace. Come essere in pace con Dio, con se stessi, con le persone, con il creato? E mi affido ancora alle parole del Santo Padre Francesco nel discorso citato per esprimerlo al meglio:
«La cultura della pace non la si costruisce solo tra i popoli e tra le nazioni. Essa comincia nel cuore di ciascuno di noi. Mentre soffriamo per l’imperversare di guerre e violenze, possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo alla pace cercando di estirpare dal nostro cuore ogni radice di odio e risentimento nei confronti dei fratelli e delle sorelle che vivono accanto a noi».
«Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Efesini 4,31-32), ci esorta san Paolo.

«Se è vero che vogliamo che il clamore della guerra cessi lasciando posto alla pace, allora ognuno inizi da sé stesso. San Paolo ci dice chiaramente che la benevolenza, la misericordia e il perdono sono la medicina che abbiamo per costruire la pace. La benevolenza è scegliere sempre la modalità del bene per rapportarci tra di noi. Non esiste solo la violenza delle armi, esiste la violenza verbale, la violenza psicologica, la violenza dell’abuso di potere, la violenza nascosta delle chiacchiere, che fanno tanto male e distruggono tanto. Davanti al Principe della Pace che viene nel mondo, deponiamo ogni arma di ogni genere». Pace!
Gratitudine, servizio e pace, sono tre auspici, cara Eccellenza, che depongo ai piedi del Bambino Gesù, e che le affido dal mio cuore al suo cuore di Padre. Auguri, Eccellenza!

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