Avvenire di Calabria

Una realtà dal nome particolare che guarda con un occhio di riguardo ai più piccoli nel ricordo di un loro coetaneo

Africo, l’associazione “do ut des” insegue il sogno di Leo

La fondatrice: «Il nostro intento è realizzare spazi all'aperto dove i nostri bambini possano giocare spensieratamente»

di Redazione web

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Ad Africo c’è una storia di speranza legata ad un’associazione dal nome particolare. Abbiamo incontrato Rosa Lucisano, volontaria ed operatrice di “Do ut des per il Progetto di Leo”, chiedendole, sin da subito di chiarirci il significato del nome di questa associazione.


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«“Do ut des per il Progetto di Leo” in latino, spiega la Lucisano, “Ti do perché tu mi dia per il Progetto di Leo”. Lo abbiamo inteso come scambio di aiuti per raggiungere un obiettivo».

E qual è il vostro obiettivo?

Noi vogliamo realizzare parchi giochi e i genitori vogliono spazi sicuri e puliti dove far giocare i loro bambini. Noi ci mettiamo il lavoro, l’impegno, la ricerca di fondi e gli utenti ci danno una mano per come possibile. Serve l’aiuto di tutti. Cittadini, scuole, comuni, imprese, professionisti. E soprattutto l’impegno non finisce quando l’opera viene realizzata, ma deve continuare per il suo mantenimento in buono stato. E proprio da quel momento in poi tutti devono dare. Dobbiamo prenderci cura del Bene comune perché non si dovrebbero solo pretendere i servizi, le strutture, le strade pulite e tutto il resto che rende gradevole il posto in cui si abita. Bisognerebbe impegnarsi in prima persona, ognuno per quello che può, secondo le proprie possibilità personali.

In che modo portate avanti oggi, la testimonianza di Leo?

L’associazione è stata costituita nel 2010 in ricordo di Leo e della sua vitalità. Nonostante la sua malattia lo abbia obbligato a lunghe degenze, quello che amava di più era la vita all’aperto, il gioco all’aperto. Per questo noi ci occupiamo di recuperare spazi verdi pubblici o privati e trasformarli in parchi gioco un po’ particolari, appunto su “Progetto di Leo”. Lui, prima di essere costretto a lunghi ricoveri ospedalieri per la cura del tumore, si prendeva cura di un parco pubblico, certo come può fare un bambino, a Bianco. Proprio da lì abbiamo iniziato. Il 12 settembre dello scorso anno, lo abbiamo riaperto dopo mesi e mesi di lavoro. Siamo stati aiutati dai progettisti che hanno prestato la loro opera gratuitamente, da qualche fornitore che ci ha riservato buoni trattamenti e altri che ci hanno fornito materiale gratuitamente. Ore e ore di lavoro da parte dei volontari e il risultato è stato gratificante ma non ancora concluso per qualche particolare. Se qualcuno volesse darci una mano, ne saremmo felici.

Perché lei ha deciso di fare volontariato in questa associazione?

Io sono una delle socie fondatrici dell’associazione, ma soprattutto sono la mamma di Leo. Per me regalare momenti spensierati ai bambini, vederli giocare come piaceva giocare a Leo, immersi nel verde, è stato un modo per trasformare qualcosa di tremendo in un ultimo atto d’amore per lui. Quando Leo è morto ho cominciato a scrivere su di un quaderno tutto quello che mi ronzava nella testa. Erano cose brutte, dolorose, tristi, disperate perché ricordavo solo i momenti brutti, dolorosi e tristi. Ma Leo non era così e io non gli rendevo onore con quell’atteggiamento. Ho cominciato allora a scrivere altre cose, più dolci, serene. Volevo che lui continuasse ad essere Gioia. Ne è venuta fuori una favola “Il Signor Competente”.

I volontari della vostra associazione - il Progetto di Leo - che tipo di attività svolgono?

La realizzazione del parco giochi è stata molto costosa, quindi i nostri volontari si impegnano nella realizzazione di eventi che ci permettano di recuperare i fondi necessari per proseguire con altre opere, in altri paesi. Siamo spesso impegnati in giornate ecologiche in spiaggia e nella piantumazione di alberi. Abbiamo coinvolto 900 ragazzi delle scuole medie in un torneo di quiz interattivi con domande studiate sul programma scolastico, perché crediamo che il gioco faciliti la comprensione.

I bambini stanno soffrendo molto in questo tempo di pandemia. Che consigli si sente di dare ai genitori?

Abbiamo la fortuna di abitare in una regione dove magari manca di tutto, ma non mancano gli spazi aperti adatti ai bambini. Mare, montagna, campagna si prestano sicuramente a pomeriggi di scoperta, di gioco. Consiglierei di leggere “Il Signor Competente”. Racconta di quanto poco tempo dedichiamo ai bambini e di quanto questo li addolori. Tempo vero intendo. Quello passato con i cellulari spenti, a passeggiare tra i boschi, a fare castelli di sabbia in riva al mare, far volare gli aquiloni o semplicemente a rispondere alle loro mille domande.


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Siamo abituati a dare loro molti oggetti, spesso costosi, in cambio del tempo che invece è l’unica cosa preziosa da regalare ai nostri bambini. Vi aspettiamo al parco giochi. Mettete scarpe comode, qui si gioca. E il gioco è una cosa seria.

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