Avvenire di Calabria

Negli ultimi sessanta giorni non si è pubblicata la manifestazione d'interesse necessaria per l'avvio dell'iter

Agricoltura sociale: delibera approvata, ma ”dimenticata”?

Federico Minniti

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Agricoltura sociale, il Comune acceleri le procedure. Da otto mesi, infatti, giace senza «spazi di manovra» una delibera di Consiglio – approvata il 13 novembre 2019 – in cui si adottano una serie di idee volte a promuovere questo settore, tanto importante, quanto trascurato.

L’iniziativa originale porta la firma della consigliera Paola Serranò che ne ha seguito l’iter sin dagli albori, «anche se auspicavo di poter dare un input maggiore», si lascia sfuggire commentando la situazione attuale di stallo a Palazzo San Giorgio, casa dell’amministrazione comunale reggina. Lo scorso 15 aprile, poi, la Giunta comunale di Reggio Calabria ha deciso di cambiare destinazione d’uso alla bene confiscato di via Filippini, dando mandato di procedere alla successiva e necessaria manifestazione d’interesse. Atto, però, mai pubblicato.

In cosa consiste il progetto “sospeso”? Dare la possibilità alle cooperative agricole che operano nell’ambito dell’inclusione sociale di avere un centro di stoccaggio all’interno di un bene confiscato nella centralissima Via Filippini a Reggio Calabria. Un modo per sostenere e implementare l’attività di queste cooperative le cui marginalità economiche sono davvero residue se costretti a competere con le organizzazioni profit di settore. Ma non solo stoccaggio. Infatti, l’idea della consigliera Serranò si estendeva anche allo sfruttamento dei terreni confiscati alla ‘ndrangheta per le stesse cooperative: un modo di portare a reddito quei fondi terrieri sottratti al giogo della criminalità organizzata, ma anche per ampliare l’offerta produttiva delle realtà sociali del territorio.

Basti pensare che l’agricoltura sociale, in Italia, genera 200 milioni di euro, secondo il rapporto della Rete Rurale Nazionale. Di questo volume economico basti pensare che il 35% riguarda il Mezzogiorno e le Isole. Il 31% delle realtà legate al Terzo Settore, al Sud non arriva neanche a 8mila euro l’anno di fatturato. Un comparto, quindi, che attende e merito una maggiore attenzione da parte degli Enti Locali. La palla passa, adesso, alla burocrazia. La fase emergenziale, dettata dal Coronavirus, ha rallentato la macchina amministrativa, ma dopo oltre sessanta giorni crediamo si possa finalmente procedere alla manifestazione d’interesse legata al bene confiscato di Via Filippini. Alla politica, quindi, il dovere di sollecitare che venga messo nero su bianco l’iter.

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