Una tragedia senza fine. Ogni qualvolta in Siria sembra tornare un po’ di pace ecco che quel barlume di speranza viene infranto da nuove violenze, nuove bombe, nuove vittime, molte delle quali purtroppo sono bambini. L’Unicef ha stimato infatti che ne siano morti almeno 60 nel solo mese di gennaio, nel corso dei combattimenti che hanno avuto luogo a Damasco, Idlib e Afrin.
Ad Aleppo, città martoriata da oltre 5 anni di scontri, le bombe tacciono ma la pace è ancora lontana. Si tenta di ricostruire le case distrutte, di ricominciare a vivere, ma la fame e la miseria rubano sempre più spazio alla speranza.
Alcune famiglie cristiane sono tornate e assieme a quelle rimaste in città si stringono attorno alla Chiesa: unico punto fermo, unica salvezza. Sacerdoti, religiose e vescovi non hanno mai abbandonato il loro gregge in questi anni drammatici e oggi, pur con pochissime risorse a disposizione, cercano di aiutare tante famiglie a sopravvivere e a rimanere nel loro Paese.
Perché la permanenza dei cristiani in Siria dipende anche da gesti piccoli ma concreti, come quello di donare ai genitori il latte da offrire ai propri figli. «Ad Aleppo continua l’emergenza – racconta il vicario apostolico latino di Aleppo, monsignor Georges Abou Khazen – e se i nostri fedeli non avranno neanche di che sfamare i loro bambini, lasceranno per sempre queste terre».
Ecco perché nel 2015 è stato creato il progetto Goccia di latte, un’iniziativa sostenuta da Aiuto alla Chiesa che Soffre che ad Aleppo assicura ogni mese latte in polvere a 2.600 bambini al di sotto dei 10 anni, appartenenti a 1.500 famiglie cristiane.
Eccellenza, quanto è importante Goccia di latte per i cristiani aleppini?
È fondamentale. In primo luogo per i bambini. Molti di loro sono ancora traumatizzati per tutta la violenza di cui sono stati testimoni in questi anni. Molti sono rimasti orfani, hanno perso i loro fratelli e sorelle, i loro amici e compagni di scuola, oppure sono stati feriti. Donare il latte non potrà restituire l’infanzia che è stata loro negata, ma almeno li farà crescere sani e forti!
È un’iniziativa che aiuta anche i genitori?
Certamente sì, perché finalmente hanno finalmente ritrovato la serenità di poter offrire del latte ai propri figli. Con la svalutazione della lira siriana e l’embargo il latte in polvere ha un prezzo assolutamente proibitivo per le povere famiglie siriane. Il costo di una confezione di latte in polvere è di circa 3mila lire siriane, l’equivalente di 5 euro. Considerando che lo stipendio medio è di appena 30mila lire siriane, 50 euro, è facile comprendere che quasi nessuno può permettersi di acquistare latte in polvere. Senza contare che molti dei cristiani sono rimasti disoccupati a causa della guerra.
Come aiutate le famiglie cristiane?
Le risorse della Chiesa sono limitate, ma grazie a Dio e a Benefattori come Aiuto alla Chiesa che Soffre abbiamo potuto aiutare tante famiglie. È grazie alla generosità di tanti cattolici, innanzitutto italiani, se possiamo rimanere qui e sostenere la nostra povera gente. E per noi è di grande conforto sapere che ci sono nel mondo migliaia di fratelli e sorelle che ci aiutano a rimanere in Siria con progetti concreti. Così non ci sentiamo una minoranza piccola e perseguitata, ma parte di una grande famiglia che è la Chiesa!
Cosa desidera dire a noi cristiani occidentali?
Innanzitutto grazie, per tutto il sostegno offerto in questi anni attraverso la preghiera e con opere concrete. Poi vi rinnovo l’appello a non abbandonare i cristiani siriani. Come ci ha ricordato il Santo Padre la Quaresima è un tempo propizio in cui far cessare l’indifferenza ed accogliere quel richiamo alla conversione costituito dalla sofferenza dell’altro. Perciò vi chiedo di ascoltare le sofferenze dei nostri bambini, che sono le prime vittime di questo conflitto assurdo e ingiusto. Non abbandonateli!