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Alloggi popolari, il Comune di Reggio Calabria decide di indagare...su se stesso. Un «mercimonio», si lascia scappare qualcuno durante l’audizione online. A spiegare la scelta politica ci pensa, però, il presidente della commissione comunale “Politiche Sociali”, Antonio Ruvolo: «È emerso uno scenario che appare inquietante. Mi auguro si possa, anche se nel finale di consiliatura, contribuire a ricondurre alla “normalità” un settore fondamentale per la vita di una parte importante dei nostri amministrati». Una decisione, però, che non è stata ancora ratificata: nella mattinata di venerdì, infatti, era prevista una seduta speciale con la presenza anche di Giacomo Marino, portavoce dell’Osservatorio per il Disagio abitativo a Reggio Calabria, che però è andata deserta. Insomma, un mini–harakiri tra difficoltà tecniche (le riunione avvengono ancora in videoconferenza) e qualche mal di pancia nella maggioranza. Ma come si è arrivati alla Commissione d’inchiesta? Il punctum dolens riguarda il Settore Patrimonio Edilizio (in cui converge l’Erp, l’e- dilizia residenziale pubblica, ndr) del Comune di Reggio Calabria, di recente passato sotto l’egida della dirigente Fedora Squillaci. Fonti interne a Palazzo San Giorgio raccontano di una commissione “Politiche Sociali” dello scorso 12 giugno alquanto infuocata.
Gli scenari su cui puntare i riflettori sono, essenzialmente, due: il primo riguarda l’aspetto burocratico– funzionario, con un Settore Erp che lamenta una cronica carenza di personale, perlopiù con una scarsa competenza specifica a cui si aggiunge una totale assenza di condivisione operativa con gli altri settori comunali: dai Vigili Urbani ai Lavori Pubblici fino ad arrivare alla società in house, Castore. L’altro scenario si focalizza sull’assenza di risposte dai vertici politici. Un «mea culpa» che ha diviso il centrosinistra, fino a portarla alla Commissione d’inchiesta (che sarà composta da 3 consiglieri di maggioranza e 2 di opposizione, nonché alcuni tecnici del Comune). Questo è quanto emerge dalla riunione del 12 giugno. Ma non solo: c’è tanto su cui fare chiarezza e che – in esclusiva – siamo nelle condizioni di raccontarvi.
Una parte dei presenti alla Commissione “Politiche Sociali”, infatti, conveniva sulla necessità di comprendere di più sulla confusione esistente nelle pratiche di assegnazione degli alloggi popolari: parliamo di fascicoli senza carteggio, nonché l’assenza di procedure omogenee su come e quando vengano affidati gli alloggi. Poi ci sono delle anomalie ancora più evidenti spesso coincidenti con procedure incomplete. Quest’ultime rimangono inevase perché vanno a “sanare” situazioni insanabili, spesso legate ad abusivi a cui venivano mostrati più e più appartamenti nelle possibilità dell’Ente o addirittura familiari di defunti (a cui era stata affidata una casa popolare) che avevano venduto il proprio titolo abitativo in spregio a qualsiasi rispetto delle leggi. Per non parlare del frequente caso dello scambio di appartamenti. Il 12 giugno c’è stato chi ha definito questo contesto come un vero e proprio «mercimonio». A essere barattato però è un diritto inalienabile: quello alla casa.
La vicenda della Commissione d’inchiesta imbarazza e non poco Palazzo San Giorgio fino a giungere alla riunione deserta di venerdì scorso. Sul punto, poi, vi è un altro aspetto da non sottovalutare: il 7 febbraio 2017, il Consiglio comunale di Reggio Calabria ha approvato una delibera in cui si richiedeva il distacco di tre informatici, una pattuglia di vigili urbani e altro personale amministrativo presso il Settore Erp che, da lì a breve, si impegnava – oltre a digitalizzare la banca dati rendendola pubblica e trasparente – anche a disporre un nuovo bando pubblico (l’ultimo risale al 2005). Da quell’atto, però, sembrerebbe che la politica non si sia mossa di un millimetro (e così anche la burocrazia). Promotrice di quella delibera era l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angela Marcianò.
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