Avvenire di Calabria

L'editoriale del direttore di Avvenire subito dopo l'annuncio del premier Conte di proseguire con le restrizioni anche in materia di libertà di culto

Ancora stop alle messe, Tarquinio: «Ferita incomprensibile»

Marco Tarquinio

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La cautela e le raccomandazioni con le quali il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato il graduale ingresso dell’Italia nella cosiddetta Fase 2 dell’emergenza sanitaria da coronavirus sono comprensibili e lodevoli. Anche se si vede la luce, non siamo affatto fuori dal tunnel della pandemia.

Ed è giusta e necessaria la fedeltà all’alleanza tra scienza e politica che all’inizio della crisi avevamo auspicato dalla prima pagina di “Avvenire” in un editoriale affidato alla penna di un grande medico e nostro collaboratore, il professor Walter Ricciardi. C’è bisogno di competenza e di calibrata fermezza per vincere la sfida rappresentata dal Covid-19.

Ma sconcerta, preoccupa e ferisce l’orientamento – maturato, come ha sottolineato lo stesso premier, nel confronto finale tra autorità di governo e “tecnici” – a negare ancora, per settimane e forse mesi, ai credenti la possibilità di partecipare, naturalmente secondo rigorose regole di sicurezza, a funzioni religiose diverse dai funerali (gli unici finalmente consentiti). È un errore molto grave. Non si può pensare di affrontare una generale “ripartenza” che si annuncia delicatissima rinunciando inspiegabilmente a valorizzare la generosa responsabilità con cui i cattolici italiani – come i fedeli di altre confessioni cristiane e di altre religioni – hanno accettato rinunce e sacrifici e, dunque, senza dare risposta a legittime, sentite e del tutto ragionevoli attese della nostra gente.

Sarà molto difficile far capire perché, ovviamente in modo saggio e appropriato, si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini e invece non si potrà partecipare alla Messa domenicale. Sarà difficile perché è una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no.


Pubblicato il 26 aprile 2020 su www.avvenire.it

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