Avvenire di Calabria

Il viaggio tra le realtà ecclesiali della diocesi di Reggio Calabria fa tappa nella comunità a nord della città

Archi Cep, crescere tra la Chiesa e la famiglia

Da sei mesi alla guida della comunità c'è un nuovo parroco, don Giovanni Giordano. Ecco la sua nuova sfida

di Francesco Chindemi

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Il viaggio tra le realtà ecclesiali della diocesi di Reggio Calabria fa tappa ad Archi Cep, quartiere popolare a nord della città. Da sei mesi alla guida c’è un parroco giovane ma con diverse esperienze. Si è subito messo al lavoro.

Un ritorno al passato con uno sguardo rivolto al futuro. Don Giovanni Giordano è un giovane sacerdote reggino, originario di Scilla, già con qualche anno di importanti esperienze. Da qualche settimana ha iniziato, anche, un altro servizio pastorale: è cappellano della Polizia di Stato per la Questura di Reggio Calabria.

Dal 29 settembre dello scorso anno - giorno in cui, accompagnato dall’arcivescovo Morrone, ha fatto il suo ingresso solenne è pastore della parrocchia di Santo Stefano da Nicea, comunità del popoloso quartiere Archi Cep che dopo trent’anni a guida monfortana torna ad essere affidata ad un sacerdote diocesano. Una comunità dai molti volti, ma capace di esprimere grandi potenzialità sia dal punto di vista umano che spirituale.


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In questi primi sei mesi di ministero pastorale don Giovanni ha incontrato una «realtà eterogena, dalle grandi potenzialità». Un cammino comune «appena iniziato», ma già traboccante di tante soddisfazioni e belle anime. «Ho trovato un clima molto familiare e accogliente», racconta nel riceverci in parrocchia. Qui già dal mattino presto è un via vai di persone.

Del resto la chiesa, posta al centro delle palazzine popolari realizzate negli anni sessanta del secolo scorso, è un punto di riferimento, assieme alla vicina delegazione municipale e alla scuola. Lo è da sempre, da quando, oltre 50 anni fa, è stata eretta la parrocchia dedicata al patrono secondario e primo vescovo della Chiesa reggina. Tuttavia, così come nelle altre realtà ecclesiali, il trauma provocato dalla pandemia da Covid-19 non è stato del tutto superato. «Da parte della comunità - aggiunge don Giordano - c’è tanta voglia di ri-partire, di guarire dalle tante ferite non ancora rimarginate».

Lo sguardo e le principali attenzioni del nuovo parroco sono rivolte in particolare alle famiglie. Le molte del quartiere che hanno subito un duro contraccolpo. E qui di bisogni a cui dare risposte ce ne sono davvero tanti. Il servizio della carità e la cura del prossimo rientrano proprio tra le principali sfide della ripartenza. «Stiamo cercando di dare forza a tutto ciò che rappresenta da sempre il motore di questa parrocchia - afferma don Giovanni - senza tralasciare l’aspetto spirituale. Ciò che poi appartiene all’intimo di ciascuno, al rapporto con la preghiera e i sacramenti».

Insieme a tutti coloro che contribuiscono ad animare la vita della parrocchia, continua, «sto cercando di potenziare tutto ciò che riguarda il culto eucaristico, a partire dalla messa». Anche questo, «cuore pulsante della comunità». Gli incontri svolti in questi primi mesi muovono proprio verso questa direzione. Don Giovanni Giordano, fin qui, non ha limitato la sua azione pastorale solo all’interno delle quattro mura della chiesa.


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Si è spinto anche fin dentro i palazzi che la circondano. «Ho iniziato le mie visite - ci dice - tra le famiglie con bambini dai sei ai tredici anni. Dove solitamente ci sono più esigenze. Voglio far capire che la parrocchia può essere presenza viva nella quotidianità di ciascuno. Il messaggio che voglio lanciare è proprio questo: sentirci chiesa e famiglia allo stesso tempo. Solo così conclude - possiamo crescere nell’amore e superare fragilità e divisioni anche in questo fazzoletto di terra in cui il Signore ci ha posto e ci chiede di fare grandi cose insieme».

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