Avvenire di Calabria

I conti in rosso dell'azienda e l'emergenza Covid-19, a tu per tu con il Commissario Stroardinario

Asp di Reggio Calabria, Scaffidi: «Ho trovato una situazione disastrosa»

La proposta: una task force per definire il debito

di Francesco Chindemi

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«La campagna vaccinale sta procedendo senza particolari intoppi. Entro l’estate contiamo di coprire l’80% della popolazione e raggiungere così l’agognata immunità di gregge». Il Commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, Gianluigi Scaffidi, spera in un’estate più serena sul fronte dell’emergenza sanitaria. Insediatosi lo scorso 12 marzo alla guida dell’Azienda sanitaria, oltre ad aver ereditato dalla Commissione straordinaria una situazione disastrata sotto ogni punto di vista, fin dal primo giorno si è dovuto mettere a lavoro per recuperare i ritardi accumulati nel corso del piano vaccinale fino a quel momento messo in atto. Le criticità sembrano un lontano ricordo. «Siamo partiti in emergenza, con il passare del tempo, il sistema si è perfezionato ed oggi siamo in grado di gestire al meglio la domanda che arriva dal territorio».


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Allora perché, ogni tanto, si registra qualche intoppo, seppur lieve, al sistema?

Il problema è legato al fatto che la campagna vaccinale continua ad essere condizionata dal numero delle scorte di vaccini destinate al nostro territorio. Un numero non sufficiente non solo per Reggio o la Calabria. Da parte nostra, infatti, abbiamo raggiunto un livello di organizzazione tale che se arrivassero più vaccini noi saremmo in grado di soddisfare l’intero fabbisogno, anzi avremmo già vaccinato l’intera popolazione.

Insomma, la campagna vaccinale si sarebbe già conclusa. In cosa deve migliorare chi gestisce a livello centrale il sistema?

Le responsabilità non sono da individuare a chi a livello governativo sta gestendo la campagna vaccini. L’attuale situazione è dovuta al sistema mondiale della sanità che continua a ragionare in termini di mercificazione e non di tutela della salute. Basti guardare a quello che sta accadendo in Brasile, dove stanno morendo migliaia di persone e le ditte produttrici dei sieri anti-Covid19 non hanno concesso il beneficio della formula alle aziende farmaceutiche locali per produrre dosi in massa. Quando ci si muove tra la vita e la morte, non possono esserci segreti, come avviene per la formula della Coca cola.

Tornando a noi, come ci si organizzerà per quello che sembra il “rush finale”: da qui all’estate?

Se presso i centri vaccinali continueremo a registrare l’attuale afflusso, subito dopo l’estate riusciremo a raggiungere il traguardo dell’80% di persone vaccinate. Noi, come ho già detto, stiamo facendo il possibile. C’è uno sforzo straordinario da parte di tantissimi operatori del sistema. Dai medici, agli infermieri, dagli Oss ai volontari della Protezione civile, ognuno sta dando il massimo in questa sfida contro il virus. A spingerci a far ancora meglio, sono gli stessi cittadini che quotidianamente raggiungono i nostri punti di somministrazione. Oggi ci dicono: «non si era mani visto a Reggio qualcosa del genere».

Una guerra al virus da combattere con quali altre armi?

Appare scontato affermare che il Covid-19 va sconfitto innanzitutto con la prevenzione, l’arma vincente è però la vaccinazione. Non bisogna mollare la presa. L’apertura di punti di somministrazione di prossimità sul territorio, contribuisce a velocizzare i tempi. Quelli che abbiamo fin qui aperto rispondo a tutti i requisiti previsti dal Ministero della salute. Nessuna improvvisazione quando si parla di tutelare la salute dei cittadini.

Non solo l’emergenza Covid. La vera sfida all’Asp di Reggio Calabria è un’altra. Ed è quella per cui, tre mesi fa, alla guida è stato chiamato Gianluigi Scaffidi. La situazione dei bilanci, così come la stessa gestione dei servizi sanitari, non è delle migliori. Neppure la gestione commissariale, seguita allo scioglimento per accertate infiltrazioni della ‘ndrangheta, è riuscita a cambiarla. Nessuna rivoluzione, auspicata c’è stata. Al contrario, dice Scaffidi, «ho trovato una situazione che definire disperata è un eufemismo».

Cosa vuol dire con questo?

Ho trovato macerie. Sul debito, ad esempio, serve un’operazione verità. Non è solo una questione di conti. Qui mancano i bilanci di 7 anni che non sono pochi. Se il problema del debito fosse rapportato solo ai numeri, basterebbe un pool di commercialisti per risolverlo. In due mesi, con documenti alla mano, riusciremmo a venirne fuori.

E invece?

Ci dobbiamo scontrare con la realtà che trova conferma nelle inchieste giudiziarie. Quei bilanci sarebbero il frutto di illeciti per ricostruire i quali serve un immane lavoro. Bisogna capire se in quegli anni vi siano state distrazioni di fondi, risalire a chi ne ha beneficiato e a chi ha favorito tutto questo.

Cosa serve per avviare e portare a termine questa operazione?

È una situazione che certamente voglio affrontare, ma serve personale qualificato a farlo. Da solo mi troverei con le mani legate. L’ho fatto presente allo stesso Commissario ad acta Luigi Longo. se non ho il personale qualificato per farlo non è possibile andare da nessuna parte. L’ho fatto presente anche al Commissario ad acta Luigi Longo.

Cosa ha proposto?

C’è bisogno di consulenti esterni di una task force di professionisti che venga a vedere cosa è successo.

Guardando ai servizi, l’azzeramento sarebbe la soluzione?

Azzeramento è un termine forte, politico che ha me piace molto. Dinnanzi all’incertezza sui numeri del deficit (si parla di circa un miliardo o 700 milioni di euro), se ci levassimo il debito dal groppone, si guarderebbe al futuro con maggiore speranza. Nell‘attuale situazione non possiamo investire. E quindi, come posso riassettare un sistema che funziona male? Posso farlo, solo azzerando.

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