Dalle scommesse sportive, ai gratta e vinci e slot online, fino al gaming: sono oltre un milione gli adolescenti che si avvicinano al mondo dei giochi e delle lotterie.
Azzardo, parla Luciano Squillaci: «Ragazzi a rischio, serve una svolta educativa»
Il presidente nazionale della Fict lancia l'allarme: «Un "fenomeno silenzioso" sempre più in crescita che rischia di trasformarsi in dipendenza, lo Stato deve fare la sua parte»
di Davide Imeneo
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Il gioco d’azzardo tra i minori non è più un fenomeno marginale, ma una vera emergenza sociale. A lanciare l’allarme è Luciano Squillaci, presidente nazionale della Fict, che richiama alla responsabilità educativa famiglie, scuole, parrocchie e istituzioni.
Azzardo, un adolescente su due ha già giocato: i numeri dell’allarme
A quasi un milione e trecentomila adolescenti in Italia è bastato un click per entrare nel mondo del gioco d’azzardo. Un fenomeno in drammatica crescita, spesso silenzioso, che coinvolge sempre più giovani e minori, anche grazie alla normalizzazione diffusa sui social. In questa intervista esclusiva rilasciata al nostro settimanale Avvenire di Calabria, Luciano Squillaci, presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (Fict), traccia un quadro lucido e preoccupante, ma anche carico di richiami alla responsabilità educativa e comunitaria.
Presidente Squillaci, qual è la “fotografia” più recente dell’azzardo tra gli adolescenti in Italia?
I dati dell’ISS 2023 sono allarmanti: quasi un quindicenne su due ha già avuto un’esperienza di gioco d’azzardo. Questo non è un semplice “passatempo”, ma un segnale preoccupante della normalizzazione di comportamenti che possono evolvere in dipendenza. Come Fict, lo vediamo nei nostri servizi: sempre più minori arrivano già con esperienze di gioco, soprattutto online, spesso iniziate in modo inconsapevole.
I dati più recenti confermano una crescita preoccupante del gioco d’azzardo tra gli adolescenti. Secondo la Relazione al Parlamento 2023 e l’indagine Espad, oltre la metà degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno. Parliamo di circa 1 milione e 300mila ragazzi. Le forme più diffuse sono i Gratta&Vinci, le scommesse calcistiche, le slot e il gioco online, con quest’ultimo in forte ascesa: 270mila studenti nel 2023 hanno dichiarato di aver scommesso via Internet, il dato più alto mai registrato. Ancora più allarmante è il fatto che il 6,1% degli studenti presenta un profilo di gioco “a rischio” e il 4,8% un profilo “problematico”, spesso associato ad altri comportamenti devianti come furti, uso di sostanze o indebitamento.
🎙️Luciano Squillaci parla di azzardo e adolescenti anche nell'ultimo episodio di Morning Calabria. Ascolta in podcast👇
Accanto all’azzardo, c’è un altro fronte da non sottovalutare: quello del gaming, ovvero l’uso compulsivo dei videogiochi, che coinvolge oggi circa 400mila studenti. Anche se non si tratta di gioco d’azzardo in senso stretto, può avere un impatto molto simile sul benessere psicologico, sociale e scolastico dei ragazzi. È un quadro che ci interpella con forza: non possiamo più considerare l’azzardo un fenomeno marginale o adulto. È entrato a pieno titolo nella quotidianità di molti adolescenti, con rischi concreti per il loro sviluppo e la loro salute mentale. Come Fict, riteniamo urgente rafforzare le politiche di prevenzione, formazione e accompagnamento, coinvolgendo scuola, famiglia e territorio in un’alleanza educativa capace di contrastare questa deriva.
Quali segnali precoci dovrebbero cogliere genitori e insegnanti per capire che un minorenne sta sviluppando un comportamento problematico?
I segnali ci sono: cambiamenti improvvisi di umore, isolamento, calo del rendimento scolastico, richieste di denaro non motivate, segretezza nell’uso del cellulare o del computer. Ma soprattutto c’è un disagio più profondo, spesso silenzioso, che si può intercettare solo se c’è una relazione educativa autentica. Più che rincorrere l’allarme, è fondamentale tornare a investire in prevenzione seria, fatta di ascolto, educazione e presenza. Ascoltare davvero gli adolescenti è già una forma di prevenzione. Quando arrivano ai nostri servizi, in molti casi, abbiamo già fallito come adulti.
Servono percorsi strutturati, strumenti di comunità, presenze credibili nei luoghi di vita dei ragazzi e non bastano le proposte “tiepide”: serve qualità, serve forza. Oggi, purtroppo, esiste un drammatico divario tra i bisogni reali degli adolescenti e le risposte che il territorio riesce a offrire. Le comunità per minori sono ancora troppo poche, e molti servizi faticano a entrare nel mondo dei ragazzi. Spesso li intercettano solo quando la situazione è già grave, e quando il giovane non sceglie liberamente di chiedere aiuto, ma è costretto. Il gioco problematico nei ragazzi è spesso silenzioso ma lascia tracce: serve uno sguardo attento, non giudicante, capace di intercettare il disagio prima che diventi dipendenza.
Quanto contano la pressione dei pari e il ruolo degli influencer nella normalizzazione del gioco?
Contano tantissimo. Il gioco è spesso presentato come un modo per “divertirsi”, “fare soldi facili”, “essere qualcuno”. I social moltiplicano questi messaggi e li rendono credibili. Il gruppo dei pari può rafforzare queste dinamiche. È qui che la prevenzione deve agire: costruendo consapevolezza, senso critico e relazioni sane. Non basta dire “non farlo”: serve proporre alternative di senso.
Come valuta l’efficacia del divieto di pubblicità previsto dal “Decreto Dignità” e dove andrebbe rafforzato?
Il divieto di pubblicità introdotto dal Decreto Dignità è stata una scelta giusta e necessaria, che ha posto un argine alla promozione aggressiva del gioco d’azzardo, soprattutto verso i più giovani e vulnerabili. Oggi però rischia di essere aggirato attraverso campagne di cosiddetta “informazione sul gioco responsabile”, spesso finanziate dagli stessi concessionari, che nei fatti diventano strumenti promozionali, con testimonial famosi e loghi ben visibili. Peraltro è bene chiarire che sollecitare i ragazzi
a giocare “responsabilmente”, così come del resto le campagne sul bere “responsabile”, sono messaggi totalmente inutili se non addirittura dannosi. Soprattutto in fase adolescenziale, e fino ai 24/25 anni, ancora la corteccia prefrontale, la parte del cervello che regola gli impulsi e le emozioni, è in via di sviluppo e comunque i ragazzi non sono in grado di distinguere con chiarezza i comportamenti “responsabili”. Come Fict riteniamo che questo approccio sia pericoloso, perché contribuisce a normalizzare l’azzardo, spostando l’attenzione dalla responsabilità collettiva alle scelte individuali. In un contesto in cui oltre 1,3 milioni di adolescenti hanno già avuto esperienze di gioco e i giocatori problematici sono in forte aumento, servono messaggi chiari e coerenti. Il divieto va non solo mantenuto, ma rafforzato, impedendo ogni forma indiretta di pubblicità. La tutela della salute delle persone, in particolare dei giovani, non può essere subordinata alla logica del profitto.
Le parrocchie possono essere “sentinelle” sul territorio: quali percorsi formativi proponete a catechisti ed educatori?
Le parrocchie, con la loro vicinanza e radicamento territoriale, sono un presidio prezioso per la prevenzione, se opportunamente sostenute, capaci di intercettare il disagio prima che diventi dipendenza. In un contesto dove il gioco d’azzardo si diffonde sempre più, soprattutto tra i giovani e i fragili, è fondamentale rafforzare i legami sociali, ricostruire reti di ascolto e prossimità, animare i territori con iniziative informative, culturali e formative.
Come Fict, crediamo che il contrasto all’azzardo sia prima di tutto una questione educativa e comunitaria. Le parrocchie, con la loro presenza capillare, possono diventare spazi di accoglienza, orientamento e accompagnamento per chi è in difficoltà. Progetti come Vince chi smette attraverso il quale Caritas Italiana, in collaborazione con la Fict, promuove percorsi di animazione comunitaria con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità sul fenomeno dell’azzardo e sui rischi ad esso associati vanno proprio in questa direzione: mobilitare le comunità per generare consapevolezza e speranza. Solo insieme si può costruire un’alternativa vera all’azzardo.
Come rispondere a chi giustifica l’azzardo come voce di entrata fiscale per lo Stato?
Rispondiamo con i numeri: ogni euro guadagnato dallo Stato con l’azzardo ne costa diversi in termini di spesa sanitaria, impatto sociale e povertà relazionale. Ma soprattutto rispondiamo con i volti: dietro quei numeri ci sono storie di vita spezzate, di famiglie in difficoltà, di giovani ingannati da false promesse. Lo Stato non può costruire il proprio bilancio sulla fragilità dei cittadini.
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