Sinodo a Reggio Calabria, una riflessione sulla partecipazione
Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione a firma del dottor Vincenzo Pizzonia che ha voluto sottoporre all’attenzione dei lettori di Avvenire di Calabria il proprio punto di vista.
Il viaggio nelle parrocchie reggine fa tappa a Bagnara Calabra, presso una realtà ricca in cui tradizione e testimonianza si fondono lungo il cammino di fede.
Quando parla di Bagnara Calabra gli si illuminano gli occhi. Del resto è la cittadina che gli ha dato i natali e dove don Rosario Pietropaolo ha svolto - e continua a farlo - gran parte del suo ministero sacerdotale.
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Don Rosario Pietropaolo ci accompagna in questo viaggio alla scoperta della comunità parrocchiale della Chiesa abbaziale di Santa Maria e i XII Apostoli. Lo fa scegliendo un luogo “simbolo”: il «famoso ponte che si attraversa tre volte». Da qui si coglie in tutto il suo splendore il panorama, con le sue colline a terrazzamenti che giungono fino al mare, il maestoso ponte autostradale dello “Sfalassà”, le case e gli edifici storici, insieme ai campanili delle tante chiese che insistono sul territorio parrocchiale. Tra cui la splendida e antica chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo. L’unico tempio, fra gli attuali, ad aver resistito al violento terremoto del 1908 che provocò morte e distruzione anche nel versante tirrenico della provincia reggina.
È una storia importante quella di Bagnara e anche della sua Chiesa. La parrocchia abbaziale di Santa Maria e i XII Apostoli, racconta don Pietropaolo, «ha origini antiche. È stata costituita per volontà del conte Ruggero dei Normanni. Per diversi secoli, dal 1085 al 1818, ha svolto un ruolo di primo piano nella vita del Meridione d’Italia». L’attuale composizione la si deve al cardinale Gennaro Portanova, arcivescovo di Reggio, il quale nel 1904 fondò la parrocchia con la denominazione che ancora oggi conserva.
La parrocchia di Santa Maria e i XII Apostoli di Bagnara Calabra, oggi, conta quattro mila abitanti, «tuttavia negli anni abbiamo assistito ad un calo demografico, dovuto anche ai tanti giovani che hanno lasciato il paese per motivi di studio» dice il parroco.
Dopo un breve tour che ha fatto tappa, fra le altre, alle chiese “succursali” del Rosario e dei Santi Pietro e Paolo, giungiamo così presso la sede della parrocchia. «È questo il cuore della nostra comunità, la cui vita - spiega il sacerdote - è scandita dai tre momenti principali: la liturgia, la catechesi e la testimonianza della carità».
Ai piedi della scalinata che conduce alla chiesa di Santa Maria e i XII Apostoli, si trova la Casa della Gioventù. Ad accoglierci presso lo storico edificio, ci sono Gaetano Versace, presidente dell’Azione cattolica e Francesco De Maio, responsabile della Comunità Maria del Rinnovamento, anch’essa “ospite” della Casa della Gioventù. Vero e proprio punto di incontro di tutti i gruppi parrocchiali, oltre ad ospitarne le attività, l’edificio è da sempre aperto anche alle altre realtà associative del territorio e alla vita sociale cittadina. Il racconto è solo un piccolo scorcio di una realtà ricca di tradizioni e attenta al presente.
Tante le iniziative in corso d’opera e altre in cantiere, «siamo già al lavoro - anticipa don Rosario - per programmare il post-Covid e riprendere le nostre attività. Attività quelle storiche, quelle avviate negli ultimi due anni e quelle che nasceranno a breve». Il sacerdote, non a caso, utilizza la metafora della primavera per indicare l’inizio di un rinnovato impegno, «nonostante - dice - le ferite ancora aperte della pandemia e le sofferenze di una guerra, in Ucraina, insensata».
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L’orizzonte verso cui volgere lo sguardo «in comunione - afferma ancora don Pietropaolo - è la speranza. Ce lo suggerisce del resto papa Francesco nel documento in preparazione del Giubileo del 2025. Per questo faccio sua la sua esortazione: siate, anzi, siamo pellegrini di speranza».
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