Avvenire di Calabria

Bene comune, ognuno deve fare il suo dovere

Maggior senso di responsabilità anche da parte dei magistrati

Attilio Gorassini

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La Presidente del Tribunale su L’Avvenire di Calabria di domenica 2 luglio ha denunciato la situazione limite in cui si trova il Tribunale di Reggio Calabria, viste soprattutto le carenze di risorse umane e materiali degli uffici giudiziari ove, pur nella dichiarata assenza di salubrità degli edifici, è possibile solo tamponare le emergenze del settore penale, con un inevitabile immobilismo nel settore civile, che non può non avere una ricaduta sociale negativa molto forte. Come fare a non essere d’accordo con questa accorata e sincera constatazione? Nei luoghi di Reggio Calabria davanti alla legge civile c’è il Guardiano descritto da Kafka: anzicchè arrivare a vedere il Diritto, si è costretti spesso a stare seduti sullo sgabello ad aspettare Godot. È vero ed è triste. E ormai i lustri di questa situazione si cumulano. Ma mi chiedo: questo dipende in modo diretto e assoluto dalle carenze del Tribunale di Reggio Calabria? Siamo sicuri? C’è bisogno di maggiore personale e Uffici per il Tribunale. Per evitare le occupazioni degli spazi pubblici con sedie, tavolini e quant’altro si ritenga utile in modo che il pedone non possa neppure cadere liberamente sui marciapiedi sconnessi della città ma solo nelle buche stradali se non occupate dalle auto ferme in doppia fila. Per impedire che gli abusi edilizi continuino con novelle anche esilaranti manifestazioni giornaliere e per evitare il cadere dei calcinacci dalle case in stato di abbandono, magari costruite su reperti archeologici mai dichiarati e prive di ogni sicurezza antisismica. Per almeno non favorire la vendita dei più svariati generi alimentari ai crocicchi delle vie o sotto i ponti con l’esposizione della merce nel cofano tenuto aperto della autovettura, ultimo modello consumeristico di offerta al pubblico delle nostre zone. C’è bisogno veramente di maggiore personale e migliore logistica per il Tribunale per risolvere questi problemi? Eppure veramente pochi parlano di ciò che è visibile con una semplice passeggiata in centro e zone limitrofe (nei luoghi in cui nella Città metropolitana esistono i marciapiedi: per godersi il resto serve un motorino o una autovettura). Abbiamo bisogno di più magistrati e di più personale o che anche i magistrati e il personale insieme a tutti i cittadini siano più attenti ai doveri civici e al bene comune? La ‘ndrangheta non si combatte solo con interdittive, confische e condanne (peraltro anche la natia Agenzia Nazionale dei beni confiscati è stata assiologicamente depauperata); e poi mi chiedo: visto che non ho notato con costanza dimostranti in strada come vivono e chi “aiuta” le famiglie di quei lavoratori delle tante attività e dei tanti esercizi commerciali inibiti o chiusi? È l’assuefazione al non chiaro nella legalità che crea l’humus su cui poi si fonda il malaffare: esiste uno stretto collegamento scientificamente provato dai neuroscienziati e neuroeconomisti (studiando il nucleo caudato destro dell’essere umano) tra il tasso di onestà della maggioranza delle persone con cui si vive e quello a cui il singolo si adegua; e questo è inversamente proporzionale al tasso di corruzione e al rispetto delle regole. Sono un mediocre teorico del diritto, non sono né un politico né sono più un giurista pratico (dopo aver verificato nei fatti diversi fattori distorsivi di sistema); ma proprio per questo non riesco ad accettare più che debba considerarsi politicamente scorretto dire la Verità (e se qualcuno dice che la verità non esiste, dichiari pubblicamente di non aver mai detto una bugia nella coscienza che non fosse verità). Non può esistere un diritto e una normatività senza una diffusa attuazione spontanea del dovere almeno civico e del riconoscimento nel corpo sociale dell’altrui giusta pretesa; anche aumentando a dismisura il numero dei giudicanti, del personale e degli uffici, tutto sarà insufficiente se esiste solo la convinzione della attuazione coattiva dello Stato nei confronti dei malcapitati a campione nelle grinfie dei Tribunali. E ciò dipende in gran parte dalla giustizia civile: Adr mediazione e quant’altro sono strumenti decongestionanti antipiretici delle carenze dell’ordine giudiziario, ma nelle zone come le nostre spesso aprono la strada all’anomia sociale che fomenta la crescita di realtà alternative verso forme di in–giustizia alternativa (non solo ndrangheta e massoneria deviata). La retorica dei fatti supera quella delle parole e senza un ritorno ai valori non soltanto declamati, siamo tutti destinati a non avere futuro nei nostri luoghi pur impregnati di cinque millenni di storia. O meglio da cattolici cristiani siamo destinati ad essere farisaici sepolcri imbiancati, dimentichi del vero messaggio dell’incontro con Cristo nella nostra vita.

* ordinario di diritto privato

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