Avvenire di Calabria

Il procuratore ospite dell’iniziativa “Il chiostro degli Ottimati” dell movimento Reggio Non Tace

Bombardieri: «Riscoprire il senso di comunità»

«La lotta alla criminalità compito dell'intera società civile»

Francesco Creazzo

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Nel cortile della chiesa degli Ottimati si parla di legalità, di giustizia, si ricorda, a 26 anni di distanza, la strage di Via d’Amelio in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta. Si parla del futuro della città di Reggio, del consumo critico, delle campagne antipizzo. Lo si fa in un clima festivo, quasi familiare con il nuovo procuratore capo della città: Giovanni Bombardieri. Per la prima dell’iniziativa “Il chiostro degli Ottimati”, il movimento Reggio Non Tace ha scelto proprio il capo degli inquirenti reggini: «La lotta alla criminalità non è un compito esclusivo della magistratura o delle forze dell’ordine ha esordito Bombardieri – ma l’impegno civile è un fattore importante, determinante per sconfiggere il fenomeno ndranghetista. Se si demanda alla magistratura il compito di combattere la ‘ndrangheta, la battaglia è persa in partenza».

Un impegno civile che non può essere una scelta solitaria ma che deve ripartire dal senso di collettività, da quello di comunità: «Finché si è da soli – ha detto il capo degli inquirenti reggini – si diventa obiettivi, e a nessuno si devono chiedere atti di coraggio o di eroismo. È per questo che la denuncia del singolo, da sola, non basta: ci vuole, da parte della gente, la forza di stare accanto a chi denuncia. Non è più possibile che chi denuncia debba essere costretto a lasciare la propria terra perché, il giorno dopo aver avvertito le autorità, il loro negozio si svuota di clienti. Il compito della società civile, insomma, è stare vicino a chi denuncia, non isolare, non girarsi dall’altro lato».

Un ottimo modo per introdurre la cerimonia di consegna degli otto nuovi loghi della campagna “Reggio Libera Reggio”: gli imprenditori, appena entrati a far parte del network antipizzo cittadino organizzato da Libera, hanno ricevuto dalle mani dei “colleghi” che aderiscono da più tempo all’iniziativa gli adesivi da attaccare sulle proprie vetrine, per urlare il proprio «No» alle estorsioni mafiose. Il breve momento è stato introdotto dal referente regionale di Libera don Ennio Stamile che ha ricordato anche la «necessità per le imprese che denunciano di avere risposte più veloci dalle istituzioni».

Nel finale, spazio agli interventi del pubblico con le parole del presidente della Corte d’Appello Luciano Gerardis e del procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza. Una domanda a Bombardieri arriva anche da un’intervistatore d’eccezione: il pm reggino Stefano Musolino. Al suo nuovo coordinatore, il magistrato ha chiesto quali fossero le ragioni personali che hanno condotto alla scelta di fermarsi a lavorare nella propria terra. «La scelta di tornare a Reggio Calabria – ha risposto il procuratore – è una scelta di responsabilità, sicuramente una sfida. Arrivo dopo procuratori che hanno fatto molto bene e spero di fare altrettanto. Io affronto questa esperienza con tanto entusiasmo, con tanta voglia di apprendere ma anche di riorganizzare un ufficio che ovviamente ha una sua identità ma, secondo me, alcuni meccanismi hanno bisogno di essere rivisti. Ad esempio, bisognerà cominciare a ragionare sul lungo periodo, a fare programmi di ampio respiro: io da qui non me ne andrò molto presto, non ho esigenze personali particolari, non ho legami personali fuori dalla Calabria quindi cercherò di dare un’impronta all’ufficio che segua e riconosca la complessità di questa terra dove non esistono solo la ndrangheta e la zona grigia ma tanto altro».

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