
Palazzo San Giorgio si illumina per la salute e la ricerca scientifica
Due colori, due messaggi: verde, rosso e giallo per i biologi professionisti e il rosso per sostenere la lotta alla sclerosi multipla.
Il nuovo report nazionale denuncia una situazione di stallo nelle bonifiche ambientali in Italia, con la Calabria tra le regioni coinvolte per reati di omessa bonifica. Una crisi che tocca salute, legalità e futuro dei territori.
In Italia le bonifiche ambientali procedono a rilento. Secondo il report Le bonifiche in stallo presentato a Roma da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera, pesano tre allarmi principali: ritardi amministrativi, pochissimi ettari bonificati ogni anno e l’aumento dei reati di omessa bonifica.
Il dossier chiude la campagna Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato, lanciando un appello forte per una vera strategia nazionale di risanamento ambientale.
Dei 41 Siti di Interesse Nazionale (SIN), perimetrati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), solo il 24% della superficie è stata caratterizzata e appena il 6% ha concluso l’intervento di bonifica.
PER APPROFONDIRE: Spiagge e fondali puliti: a Pellaro la campagna di Legambiente
Il dato è ancora peggiore per le falde acquifere: solo il 2% ha visto la bonifica conclusa, mentre resta aperta la questione di oltre 140mila ettari da risanare, che al ritmo attuale richiederanno almeno 60 anni per essere recuperati.
Per i Siti di Interesse Regionale (SIR), la situazione è leggermente migliore: secondo ISPRA, nel 2023 risultano 58% dei procedimenti conclusi.
Il report fa luce anche sul fronte penale, con 35 reati di omessa bonifica accertati tra il 2015 e il 2023. Al terzo posto in Italia figura la Calabria con 3 casi, dopo la Sicilia (17) e il Lazio e la Lombardia (5 ciascuna).
Si tratta di un reato ogni 6,8 controlli effettuati dalle forze dell’ordine, a conferma di una criticità sistemica, con 50 denunce e 7 arresti in nove anni.
Secondo il progetto “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità, le aree oggetto di bonifica mostrano un eccesso di mortalità e ospedalizzazione, con gravi conseguenze sanitarie per oltre 6,2 milioni di persone che vivono in prossimità dei SIN e SIR.
Le associazioni promotrici del report denunciano una vera e propria ingiustizia ambientale e sociale, che priva intere comunità del diritto alla salute e a un ambiente sano.
Le cause principali del ritardo sono due. La prima è l’inefficacia delle norme, che prevedono una scadenza di 18 mesi per completare la fase iniziale delle bonifiche, sistematicamente disattesa.
La seconda è l’assenza di una strategia nazionale, capace di coordinare le risorse pubbliche e private. Secondo Confindustria, servirebbero 10 miliardi di euro per bonificare tutti i SIN. Se le opere partissero subito, si potrebbero creare quasi 200.000 posti di lavoro in cinque anni.
Le associazioni chiedono al Governo e alle istituzioni regionali di adottare una road map con 12 interventi prioritari, divisi in tre aree: governance normativa, tutela sanitaria e reindustrializzazione sostenibile.
Tra le proposte: rafforzare la collaborazione tra enti, semplificare le procedure, coinvolgere i cittadini, garantire la formazione del personale locale, e rendere concreto il principio “chi inquina paga”.
Anche a livello europeo il quadro è critico. Su 2,8 milioni di siti contaminati stimati dall’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), solo l’8,3% è stato bonificato e appena lo 0,7% risulta sotto intervento.
Una fotografia che evidenzia la necessità di politiche ambientali incisive, coordinate e partecipate, affinché salute, lavoro e ambiente diventino realmente diritti garantiti per tutti i cittadini, anche in Calabria.
Due colori, due messaggi: verde, rosso e giallo per i biologi professionisti e il rosso per sostenere la lotta alla sclerosi multipla.
La voce degli operatori torna a farsi sentire. Reggio Calabria registra una crescita nelle presenze
Il Consiglio comunale di Reggio Calabria ha approvato all’unanimità la mozione a sostegno dell’iniziativa popolare