Avvenire di Calabria

Si apre il momento culmine per coloro che hanno chiesto di avviarsi alla sequela di Cristo

Catecumeni. Farsi «prendere per mano» e aprirsi a una vita nuova

Antonia Cogliandro

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Convertirsi è scoprire di essere amati. Fare spazio dentro di sé a quella Luce che dissipa le ombre e libera dalle paure. Lasciarsi prendere per mano ed aprirsi alla gioia di una vita nuova. Un cammino che, per chi sente la chiamata alla fede, segue un itinerario catecumenale di preparazione a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, un “processo formativo” di rigenerazione alla vita in Cristo e alla conseguente testimonianza evangelica nella Chiesa e nella società. Cammino che trova nel tempo quaresimale la sua collocazione centrale, intersecando in più punti quello che è il moto di conversione interiore che ogni cristiano è chiamato a vivere nei quaranta giorni che precedono la Pasqua. La Quaresima rappresenta per entrambi, battezzati e non, la sfida di un discernimento sull’essenza stessa della fede, chiamando i primi a verificare la propria sequela, a mettere in discussione l’identità battesimale vissuta nella quotidianità, ad incrociare il proprio sguardo e i propri interrogativi con quelli di chi sta cercando le stesse risposte sull’amore e sulla vita, sulla felicità e sulla verità. Per entrambi si tratta di fare entrare Dio nella propria vita ad operare un rinnovamento che, per i cristiani, dia nuova linfa ad una fede data per scontata, apatica o abitudinaria, per i catecumeni, cioè gli aspiranti cristiani, inauguri quel tempo di libertà interiore e fertilità all’azione della grazia, che li porterà all’irruzione della vita divina con i sacramenti, nella notte di Pasqua. Per i catecumeni, coloro che non avendo ricevuto il Battesimo, chiedono i sacramenti per entrare nella Chiesa, il tempo quaresimale rappresenta il culmine dell’apprendistato della vita cristiana e sancisce il passaggio allo status di “eletti” con il Rito dell’Elezione e dell’Iscrizione del Nome nella prima domenica di Quaresima, che chiude il periodo del catecumenato vero e proprio. Per l’eletto la Quaresima è il “tempo della purificazione e della illuminazione” nel quale rinvigorirsi nel cammino spirituale, purificare la mente e il cuore, fortificare la volontà contro le tentazioni, crescere in una sincera conoscenza di se, nutrire un sempre più consapevole desiderio di adesione a Cristo e alla Chiesa. Questo avviene mediante la preghiera personale, la penitenza e la celebrazione di alcuni riti particolari, quali la Consegna della preghiera del Padre nostro, nella seconda domenica, simbolo della nuova adozione filiale, e gli Scrutini, durante le celebrazioni delle successive terza, quarta e quinta domenica, nelle quali gli eletti vengono illuminati sul mistero del peccato e sul significato della salvezza in Cristo acqua viva, luce, resurrezione e vita. Durante questi riti, celebrati nelle parrocchie nelle quali i catecumeni seguono l’itinerario formativo, la comunità si stringe attorno ad essi, li accoglie e li sostiene con la preghiera, aiutandoli a disporsi nel miglior modo possibile alla celebrazione del mistero pasquale, dal quale usciranno rinnovati con i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Ma non è solo la comunità parroccchiale, con il parroco, i catechisti, i garanti ed i padrini o madrine, a seguire e sostenere il cammino dei catecumeni durante questo periodo centrale della loro preparazione alla vita da cristiani, è l’intera comunità diocesana che accompagna spiritualmente la maturazione del cammino di fede dei nuovi credenti, partecipando ai riti del catecumenato celebrati nella Basilica Cattedrale. Nella Chiesa madre della diocesi, infatti, l’arcivescovo Morosini, al quale è affidata la responsabilità diretta di tutto l’itinerario catecumenale, celebra e presiede i passaggi più significativi dell’intero itinerario, come il rito di iscrizione del nome dei candidati e la celebrazione dei sacramenti durante la Veglia Pasquale: Battesimo, Confermazione, Eucarestia.

Il coordinamento di tutto il cammino formativo di consapevolezza e maturazione nella fede di coloro che desiderano divenire cristiani, spetta al Centro diocesano per il Catecumenato, che li segue sin dal primo manifestarsi di questa volontà e organizza un cammino ben strutturato di formazione che, pur variando da caso a caso, dura in genere almeno due anni. «Il nostro compito è accogliere e accompagnare coloro che si convertono da adulti, perché per svariate ragioni non hanno ricevuto il Battesimo pur se cresciuti in famiglie cristiane o perché provengono da altri paesi e da altre religioni – spiega Melina Iaria – e predisporre il calendario degli incontri che scandiscono le varie tappe dell’itinerario catecumenale, dal momento iniziale della prima evangelizzazione sino al progressivo inserimento dei nuovi battezzati nella comunità. In questa esperienza si incrociano le tante facce dell’essere chiesa, si incontrano i diversi stili con cui ogni cristiano è chiamato a dare la propria testimonianza di fede che è prima di tutto una testimonianza di vita: dal catechista, ai garanti, ai padrini, ai parroci, ai familiari, agli amici, ognuno incarna quegli aspetti del messaggio evangelico che contribuiscono a suscitare il desiderio o ad alimentarlo e a superare i momenti di difficoltà incoraggiando il catecumeno nel cammino intrapreso. Questo servizio – aggiunge – è una chiamata anche per ciascuno di noi, che, come è successo per me, ci troviamo coinvolti in questa esperienza e le troviamo uno spazio nella nostra vita: camminare accanto a loro ci aiuta a riscoprire la nostra fede, da un nuovo slancio a quei periodi di rilassatezza o di aridità che talvolta caratterizzano una fede standardizzata. La forza, l’entusiasmo, la gioia di questi giovani che si avvicinano per la prima volta alla fede e che ti vedono come un punto di riferimento, ti fa aspettare con ansia il momento dell’incontro con loro, ti fa vivere con maggiore intensità i momenti di preghiera insieme, in un clima di raccoglimento e condivisione che si percepisce anche se non hanno ancora ricevuto i sacramenti. A questo si aggiungono le storie umane, dove il coinvolgimento delle famiglie, dei fidanzati o mariti riesce a fare da sprone anche per coloro che vivono un cristianesimo tiepido, strappandoli, grazie all’affetto di chi li vuol bene, dal grigiore di una fede spenta o distratta».

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