Avvenire di Calabria

Centri diurni, qual è la situazione a Reggio Calabria. Ne parliamo con Sara Bottari, presidente di Agiduemila.

Centri diurni, l’appello di Agiduemila: «Metteteci in sicurezza»

Mascherine, guanti, gel Le strutture che accolgono i ragazzi con disabilità chiedono aiuto agli Enti: «Il rapporto educativo è un operatore ciascuno»

Federico Minniti

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Centri diurni, qual è la situazione a Reggio Calabria. Ne parliamo con Sara Bottari, presidente di Agiduemila.

Emilia–Romanga e Liguria sono partiti. Cosa succede quì da noi?
I centri per disabili socio–sanitari hanno iniziato ad erogare servizi alla persona. Ipotizziamo che con il nuovo Dpcm che prevede la riapertura dei centri ricreativi estivi, possano riaprire anche i centri per disabili, naturalmente rispettando tutte le prescrizioni sulla sicurezza.

Quali sono queste prescrizioni?
Riteniamo che le restrizioni saranno le medesime previste per le persone normodotate. Tuttavia si dovrà prestare particolare attenzione ai disabili non deambulanti, per i quali sarà necessario il rapporto 1/1 ed a stretto contatto, per cui i presidi ed i Dpi dovranno essere garantiti gratuitamente al disabile ed all’operatore anche volontario.

Durante la fase del lockdown come avete accompagnato i vostri utenti?
I nostri ragazzi sono stati seguiti quotidianamente a distanza, utilizzando le piattaforme multimediali ed i Social network. Gli operatori hanno organizzato e tuttora organizzano attività a distanza, giochi, racconti, preghiere e attività di cucina, con la collaborazione dei familiari, con i quali si è riusciti a stringere un nuovo rapporto di reciproco sostegno.

Come avete spiegato loro l’impossibilità di incontrarvi?
Tutti hanno compreso la difficoltà del momento, supportati dagli operatori e dai famigliari. Certamente comprendere la difficoltà non significa accettare le restrizioni e le relative conseguenze che queste comportano, sopratutto in considerazione del fatto che per un disabile la socializzazione quotidiana è fondamentale. I traguardi raggiunti con molta fatica ed anni di supporto, rischiano di perdersi in pochi mesi di chiusura. Sappiamo dai famigliari che molti risentono dell’isolamento e non vedono l’ora di rientrare al più presto.

Pensate che gli Enti Locali vi possano sostenere in qualche modo durante questo tempo «di transizione»?
Il sostegno è necessario ed auspicabile, ma comprendiamo il momento di difficoltà anche della politica. Tuttavia linee guida per la ripartenza in sicurezza e fondi per garantire l’applicazione delle disposizioni obbligatorie, sono necessari affinché piccoli e grandi enti che gestiscono servizi alla persona possano farlo senza consistenti perdite economiche. La sinergia con le organizzazioni in questa fase è tutto.

Rispetto alle persone con disabilità in età scolastica, che idea si è fatta?
Certamente sarà previsto un distanziamento nelle aule che sappiamo in molti casi essere affollate e questo per garantire la sicurezza degli alunni e docenti. Naturalmente classi molto numerose dovranno essere distribuite in ambienti diversi. Bisognerà inoltre garantire al bambino disabile l’assistenza domiciliare necessaria per l’uso dei sistemi telematici e prevedere la presenza di un docente di sostegno in casa, nonché supporti economici per le famiglie. Se fosse possibile una deroga, suggerirei di non far rientrare nelle turnazioni i disabili, ma permettergli la presenza costante in aula insieme a compagni e insegnanti.

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