Educare e proteggere: la sfida per garantire diritti ai minori
La tutela dei più piccoli rappresenta una sfida cruciale in un mondo in continuo cambiamento.
In questi giorni, durante l'Assemblea generale elettiva della Cei, i pastori stanno discutendo del tema di abusi e pedofilia. Nel corso degli ultimi tre anni, i vescovi italiani - attraverso il Servizio incaricato - hanno predisposto documenti importanti.
Tutelare i minori e le persone vulnerabili. Le Linee guida, diffuse nel giugno 2019, dalla Conferenza episcopale italiane (Cei) e dalla Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) vanno in questa direzione e ricalcano le parole del Santo Padre.
Nel corso degli anni successivi caratterizzati dal Covid - il Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori della Cei ha messo a punto alcuni spunti operativi rispetto a questi temi: formazione, cura delle ferite e buone prassi che esamineremo negli altri articoli su questa pagina. Prima di addentrarci, è doveroso fare un passo indietro e tornare alla rilettura delle “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” sottoscritte da Cei e Cism.
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«Chi abusa della fiducia e perverte lo sguardo di un bambino spalanca l’abisso nel quale il Dio affidabile è sopraffatto dalla menzogna che conduce alla morte» si legge nel documento che prosegue: «Qualsiasi abuso sui fanciulli e sui più vulnerabili, ancor prima di essere un delitto, è un peccato gravissimo, ancor più se coinvolge coloro ai quali è affidata in modo particolare la cura dei più piccoli. Per questo motivo la Chiesa cattolica in Italia intende contrastare e prevenire questo triste fenomeno con assoluta determinazione».
Con risolutezza, la Chiesa intende promuovere una nuova cultura comunitari circa «la cura e protezione dei minori e delle persone vulnerabili» che «costituisce un punto di riferimento imprescindibile e un criterio dirimente delle scelte operate in queste Linee guida. Prendersi cura dei più piccoli e deboli è dunque una necessità, che deve essere rinnovata con forza, anche a fronte di tradimenti che in passato hanno toccato in profondità la stessa comunità ecclesiale».
Il già accennato afflato comunitario è specificato nelle Linee guida, in quanto «farsi carico della protezione dei minori e delle persone vulnerabili come missione comunitaria che non può essere semplicemente delegata ad alcune strutture o persone. Ciascuno può e deve fare la sua parte, cominciando da un rinnovamento interiore e passando attraverso un rinnovamento comunitario».
Chiaramente Cei e Cism individuano sfere di responsabilità diverse, evidenziando la «grande prudenza nei criteri di ammissione al cammino formativo e alla professione religiosa di seminaristi e candidati alla vita presbiterale e consacrata». In particolarre, si evidenzia come la «scelta celibataria risulta essenziale» per «porre attenzione alla qualità delle relazioni. Il celibato, infatti, è espressione della centralità di Gesù, quale tesoro scoperto e gelosamente custodito, passione che riempie di luce e senso ogni frammento dell’esistere e dell’amare».
Prudenza e formazione. Ma anche verità e giustizia: «La Chiesa ricerca la verità e mira al ristabilimento della giustizia: perché questi obiettivi siano perseguiti senza esitazione, se ne fa promotrice con tutti i mezzi a sua disposizione, compresa la fattiva collaborazione con l’autorità civile. Nessun silenzio o occultamento può essere accettato in tema di abusi». Queste peculiarità sono l’anticamera dell’accoglienza.
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«Chi afferma di essere stato vittima di un abuso sessuale in ambito ecclesiale, come pure i suoi familiari, - si legge nel documento sottoscritto da Cei e Cism - hanno diritto ad essere accolti, ascoltati e accompagnati: il vescovo e il superiore competente devono sempre essere disposti ad accogliere e ascoltare queste persone, sia personalmente sia attraverso un proprio delegato esperto in materia».
Su questo aspetto, le Linee guida puntualizzano come «ogni forma di sostegno delle vittime e della loro sofferenza da parte della comunità ecclesiale deve avvenire secondo principi di legalità e trasparenza, così da non poter mai essere considerata un mezzo per tacitare le vittime stesse, ma una modalità con cui cercare di lenirne la sofferenza e favorirne la guarigione interiore». In conclusione del documento, la Conferenza episcopale italiana e la Conferenza italiana superiori maggiori ribadiscono come «non può essere tollerato nessun clima di complice e omertoso silenzio in tema di abuso sessuale nei confronti di minori o persone vulnerabili».
Formazione, prudenza, verità e giustizia sono le parole cardine. A cui aggiungere, in ultimo, ma non per ultimo, anche l’accompagnamento: «Il chierico colpevole di questi gravi abusi, compreso quello dimesso dallo stato clericale, non deve essere lasciato solo, ma accompagnato nel suo cammino di responsabilizzazione, richiesta di perdono e riconciliazione, riparazione, cura psicologica e sostegno spirituale».
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