di Cinzia Nava * - L’8 marzo è la Giornata Internazionale delle Donne, un modo per non dimenticare le conquiste e le sfide sociali, politiche ed economiche che noi donne abbiamo dovuto intraprendere nel tempo. «Equità, sviluppo e pace» sono in fondo i valori che anche oggi possono fare «la differenza » nel riconoscere le donne come persone in grado di essere «la differenza » e di portare «la differenza », in una società che ancora evidentemente fa fatica a riconoscerle con pari dignità, capacità e opportunità rispetto l’uomo. Una condizione che portata alle estreme conseguenze, in manifestazioni di non accettazione del senso di libertà ed autonomia della donna, conduce a forme di violenza psicologica, fisica che continua ad offendere e colpire anche a morte le donne. Inaccettabile ogni forma di discriminazione, di emarginazione, di ostacolo alla libera espressione vitale delle donne.
È inaccettabile che ancora in materia di lavoro, salute, diritti e qualità della vita quotidiana le donne debbano combattere quotidianamente verso una società che ha nelle istituzioni un ritardo grave e irresponsabile. Le leggi a tutela del riconoscimento dei diritti e della parità nel nostro paese fanno fatica ad essere applicate se esistenti. Le organizzazioni, le associazioni, i centri ed ogni forma collettiva di sostegno ed assistenza alle donne in difficoltà trovano ancora troppi ostacoli e indifferenze nel poter svolgere ogni azione di accompagnamento o solidarietà.
C’è bisogno di più welfare nel nostro paese e nella nostra regione Calabria, per le donne, per le famiglie e per le future generazioni. C’è bisogno certamente anche di più educazione fin dalle giovani generazioni, all’educazione all’altro sesso, come sensibile riconoscimento della persona fatta di emozioni, ragione e volontà, autenticità ed unicità. Abbiamo bisogno come donne di rivendicare il diritto ad una società più giusta e comunità più accoglienti verso la nostra differenza; in questo momento di debole stato sociale ed economico, le donne con la propria abnegazione, responsabilità possono essere il plusvalore a condizioni che non riescono a costruire il futuro, contribuendovi con la loro tenacia e determinazione.
Quest’anno è stato proclamato lo sciopero delle donne in tutto il mondo e anche in Italia «per rifiutare la violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione, sfruttamento, sessismo, razzismo, omo e transfobia». Non si tratta solo di ambire ad una forma di società differente, ma di modificarne consapevolmente e radicalmente le sue strutture di organizzazione paritaria e di riconoscimento dei valori, dal linguaggio troppo spesso sessista ai diffusi comportamenti lesivi di questa unicità. C’è da impegnarsi ancora per questo con uomini e donne, senza differenza questa volta e con maggiore responsabilità.
* Presidente Commissione Pari Opportunità Calabria