
Africo, l’associazione “do ut des” insegue il sogno di Leo
La toccante iniziativa sorta nel cuore della Locride, in ricordo di un bambino speciale il quale desiderava che i suoi coetanei potessero giocare in spazi aperti, come lui amava fare.
Con quale spirito ci approccia nel donarsi all’altro? È spesso l’interrogativo con cui ci si confronta quando si parla oggi di volontariato. Eppure non mancano gli esempi che possano dare risposta ai tanti dubbi. Tra essi, sicuramente, c’è la figura di Gino Strada, recentemente scomparso. Medico atipico, dal fare che a volte poteva apparire anche austero, ma la cui vita è stata caratterizzata dalla cura, non solo sanitaria, del prossimo e dal rispetto dei diritti umani.
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Emergency è la sua “creatura” affidata oggi nelle mani di tantissimi volontari sparsi in tutto il mondo, in cui servizio e gratuità, camminano di pari passo, secondo la via indicata dallo stesso Strada. Ne abbiamo parlato con Bruno Giordano, relatore reggino di Emergency, il quale, in rappresentanza dei volontari calabresi, ha avuto l’onore di rivolgere l’ultimo saluto al “chirurgo di guerra”, presso la camera ardente di Gino Strada allestita nella sede milanese dell’associazione da lui fondata nel 1994.
Ti fa capire cosa voglia dire dedicarsi al prossimo, in cambio magari di un semplice “grazie”». Il donarsi agli altri, insomma, in maniera gratuita, prosegue Bruno Giordano, «è un aspetto del suo modo di essere. Più di uno stile di vita che poteva piacere o non piacere. In tanti, infatti, pur riconoscendone il valore quale medico, hanno preso le distanze dal suo modo di fare, il suo essere spesso molto duro nei confronti degli attori politici insensibili ai bisogni degli ultimi, di coloro ad esempio costretti a lasciar la propria terra in cerca di fortuna altrove». Persone per le quali, sia all’estero che in Italia, Gino Strada si è sempre speso a tutela dei loro diritti, non solo quello legati alla sanità.
«Gino era molto legato alla Calabria, proprio perché terra difficile. Emblematico - continua Giordano - il fatto che, ancora prima esplodesse la baraonda mediatica e politica sul commissariamento della sanità calabrese. Ed il nome di Strada è stato tirato in ballo, quando Emergency è stata interpellata la risposta è stata secca: noi siamo presenti in Calabria ormai da diversi anni, nonostante non tutti fossero a conoscenza del fatto che, a Polistena, nel cuore della Piana di Gioia Tauro ci fosse un nostro presidio».
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Si tratta del poliambulatorio Emergency, operativo dal 2013 e inaugurato ufficialmente nel 2015 ufficialmente, alla presenza, fra gli altri, di don Luigi Ciotti, istituito per prestare assistenza sanitaria e cura ai migranti impiegati nei campi pianigiani. Un sostegno ai cittadini calabresi, rinnovato, più di recente, con l’esplodere della situazione pandemica. Un legame, ma anche una presenza forte in Calabria, a testimoniare i quali, i tanti volontari dell’organizzazione fondata da Gino Strada.
«Significa innanzitutto dover fare i conti con un tessuto economico e sociale - quale quello attuale - che offre poco a livello lavorativo, in cui ti devi barcamenare per arrivare a fine mese. Quindi fare volontariato è forse l’ultima cosa che viene in mente ad una persona che, giustamente, pensa prima a mettere il grano in cascina e poi a tutto il resto. E in molti, guardando alla mia personale esperienza, sono in effetti coloro che mi dicono “ma chi te lo fa fare”. Cosa rispondo ad essi? Io personalmente, guardandomi attorno, a ciò che non va bene per la mia terra, non riesco a fare a meno di impegnarmi per essa e il prossimo».
«Bisogna uscire fuori dai luoghi comuni e iniziare a guardarsi realmente attorno, a quelli che sono i reali bisogni. Ci sono tante cose per cui impegnarsi. Se ognuno di noi, come soleva affermare, Teresa Sarti Strada, moglie di Gino e prima presidente di Emergency, facesse il suo pezzettino di bene, ci troveremmo in un mondo migliore, senza neanche ce ne accorgessimo. Questa credo, sia la sintesi migliore per definire in poche parole cosa significhi essere volontari».
«Già un’ora a settimana impegnata al servizio del prossimo, quasi come si facesse un qualsiasi hobby, sarebbe davvero tanto e aiuterebbe, senza dubbio, a rendere migliore la vita, non solo agli altri, ma anche a noi stessi».
La toccante iniziativa sorta nel cuore della Locride, in ricordo di un bambino speciale il quale desiderava che i suoi coetanei potessero giocare in spazi aperti, come lui amava fare.
È un appuntamento tradizionale che si rinnova durante il periodo delle festività natalizie. La stella dell’Ail è qualcosa di più di un semplice gesto. Davvero contribuisce ad alleviare il dolore di molti.
Francesca, Martina, Maddalena e Piera si sono cimentate nelle attività di prossimità proposte da diverse opere-segno di un grande maestro di volontariato: don Italo Calabrò.