Avvenire di Calabria

Vocazioni in calo; viene da chiedersi: quale emancipazione della donna possiamo festeggiare oggi all’interno della Chiesa?

Consacrate, una vocazione al femminile tutta da sperimentare

La testimonianza di una alcantarina che presta il suo servizio a Reggio sulle orme di Francesco: «Si apre un tempo nuovo»

di Eva Furiani *

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Consacrate, una vocazione al femminile tutta da sperimentare. È possibile oggi, festeggiare anche le donne consacrate? Cosa c’è da festeggiare in questo tempo della vita consacrata femminile, quando vediamo un numero sempre ridotto di donne che aderiscono alla pazzia del Vangelo in questo modo?

Consacrate, una vocazione al femminile tutta da sperimentare

Quale emancipazione della donna possiamo festeggiare oggi all’interno della Chiesa? Nella preghiera per il mese della vita consacrata, Papa Francesco disegna un profilo delle donne consacrate e chiede quale risposta sono chiamate ad essere oggi nella Chiesa.


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Cercheremo così, in punta di piedi, d’intuire qualche pista, scorgere un orizzonte che consenta di intravedere alcuni passi. «Esorto - esordisce il Papa - tutte le consacrate a discernere e a scegliere ciò che è bene per la loro missione di fronte alle sfide del mondo che stiamo vivendo».

“Discernere” cioè intuire, avere quell’apertura allo Spirito Santo capace di intercettare la voce di Dio tra mille voci, mille esigenze e mille bisogni della Chiesa e dell’uomo. Per discernere bisogna conoscere profondamente il Signore della Vita, riportare continuamente al centro la relazione fontale e fondamentale e assaporarne il gusto.

Questi sono i primi tratti rivoluzionari che la Chiesa chiede alle consacrate: essere donne chiaramente posizionate di fronte al mistero di Dio e capaci di leggere i segni dei tempi, per distinguere la propria missione anche nel piccolo della quotidianità della vita.

«Continuare a lavorare e a operare con i poveri», fianco a fianco con i fratelli al margine con un cuore attraversato dalle passione di Cristo nelle storie della gente e rimanere accanto da sorelle per «mostrare la bellezza dell’amore e della compassione di Dio». Lavorare nella Chiesa come «catechiste, teologhe, accompagnatrici spirituali» capaci di riappropriarsi e di non glissare o delegare il mandato di annunciare agli uomini di ogni tempo che il Signore è Risorto.

Possiamo, allora, fare festa per le donne consacrate perché si apre un tempo nuovo. Tempo che ha l’audacia di intuire e sperimentare strade nuove senza paura, tempo di rimanere in piedi anche di fronte a quella fetta di popolo di Dio che preferisce vedere le donne consacrate così tanto angelicate da essere relegate in una inoffensiva nicchia. Invece «le invito a lottare» - dice Papa Francesco - siamo chiamate anche noi ad uscire fuori dai conventi a recuperare il privilegio di essere «sorelle», donne che si fanno accanto al cammino di ogni uomo.


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Sostenute dalla storia di tante che ci hanno preceduto: santa Teresa D’Avila, santa Teresa di Calcutta, santa Chiara, e molte altre, fino ad arrivare a suor Clare Crockett, suor Ann, inginocchiata davanti ai militari, suor Giustina che è rimasta anche oggi in Ucraina con i suoi piccoli.

Ci sono già molte donne consacrate che donano la vita senza far rumore ma con la pazienza feconda di chi sa che, anche senza riflettori, il seme gettato a terra non muore, ma cresce e mette germogli. Allora possiamo festeggiare, perché siamo nel «già e non ancora» di un tempo nuovo, nel tempo in cui questo seme della vita consacrata femminile, che per molto tempo è stato sepolto, mette i primi germogli di un albero nuovo.

Un albero che è “già” perché i semi ci sono da sempre e «non ancora» perché la chiamata delle donne nella Chiesa in questo tempo è ancora tutta da intuire, sperimentare e far emergere.

* suora francescana alcantarina

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