Avvenire di Calabria

La coordinatrice dell'Asp Reggio Calabria per le Cure palliative prova a tracciare un bilancio sul comparto

Cure palliative, Paola Serranò: «In Calabria solo il 17% dei pazienti può essere seguito»

Per Paola Serranò tante sono le criticità: «Gli Hospice operativi sono pochi rispetto a un fabbisogno stimato»

di Redazione Web

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La coordinatrice dell'Asp Reggio Calabria per le Cure palliative prova a tracciare un bilancio sul comparto. Per Paola Serranò tante sono le criticità: «Gli Hospice operativi sono pochi rispetto a un fabbisogno stimato».

Parla Paola Serranò, la coordinatrice dell'Asp Reggio Calabria per le Cure palliative

Intervistata dal Corriere della Calabria, Paola Serranò propone un'analisi a 360 gradi sulle cure palliative in Calabria in virtù della sua trentennale esperienza sul campo. Autentica pioniera del settore, oggi, però, non si riconosce nelle scelte portate avanti dalla politica regionale.


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«Il tasso di copertura di assistenza sanitaria che oggi la Regione garantisce a persone adulte e minori con malattie inguaribili è pari al 17%. È un dato esiguo, che colloca la Calabria all’ultimo posto della classifica nazionale» spiega Serranò. Che aggiunge: «Attualmente le cure palliative sono garantite solo dai sei hospice accreditati che, oltre a gestire 10 posti letto ciascuno di ricovero ordinario, offrono assistenza domiciliare a 40 pazienti al mese, fatta eccezione per Reggio Calabria, il cui tetto prestazionale a domicilio non può superare le 30 assistenze mensili. Su un fabbisogno stimato di 15.000 casi annui, ad oggi poco più di 3000 persone ricevono tali cure, che rappresentano un Livello essenziale di assistenza ad alta intensità assistenziale, multidisciplinare e continuativo».


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«Vorrei rivolgere alla politica regionale l’invito ad abbandonare un modus operandi troppo verticistico, che non promuove il dialogo aperto ed il confronto costruttivo con tutti i soggetti che, a vario titolo e nei diversi ambiti, possono offrire il proprio libero contributo per la crescita e lo sviluppo della società» conclude Serranò.

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