Avvenire di Calabria

I sindaci d’Italia si rivolgono direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere garanzie

DL Rilancio, protesta dei sindaci. Falcomatà: «Servizi a rischio»

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

I primi a rispondere dell’emergenza, gli ultimi a incassare risposte e fondi. I sindaci d’Italia si rivolgono direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere garanzie. La linea è condivisa da tutti: in questa fase, la più critica almeno per la gestione dell’ordine pubblico, servono poche indicazioni chiare. «Il governo ci ascolti, potrebbe saltare l’erogazione di servizi essenziali » premette l’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani. «Non vorremmo ritrovarci a gestire 'pericolosi assembramenti' di rifiuti lungo le strade delle nostre città». Per la prima volta dall’inizio dell’emergenza coronavirus, in cima alla lista delle priorità viene posta l’ordinaria amministrazione dei municipi: la corretta erogazione delle attività a servizio del cittadino, da un lato, e il funzionamento della macchina di bilancio comunale, dall’altra.

«Caro presidente, purtroppo, il decreto "Rilancio" non sembra cogliere in pieno la complessità delle problematiche che investono i Comuni. La continuità dei servizi sul territorio può essere garantita solo con impegni concreti, senza i quali non solo potrebbero incrinarsi il dialogo e la collaborazione tra le istituzioni, ma verrebbe a crearsi un grave pregiudizio per i sindaci nell’esercizio delle loro funzioni sui territori e nei confronti delle proprie comunità». I tre miliardi stanziati dal decreto non sono sufficienti. Ai sindaci serve ben altro. «Nessuno oggi può valutare con precisione la dimensione della sofferenza finanziaria che rischia di mettere fuori gioco un intero comparto, in particolare i Comuni già in crisi o in situazione di più severa tensione finanziaria». Anche per la gestione dell’immondizia, un servizio primario, che è stato assicurato nei mesi della quarantena.

Le cifre sono tutt’altro che certe e le competenze appaiono confuse con l’entrata in campo dell’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, ndr) «che sarebbe stato meglio ripensare alla luce dell’impatto effettivo dell’emergenza » scrivono i primi cittadini. Detto in altre parole: l’Authority ha calcolato in questi giorni le riduzioni tecniche del prelievo sui rifiuti, basate sulla valutazione della minor produzione dovuta al lockdown delle attività economiche più colpite: in tutto 400 milioni di euro. ««Lei deve ascoltarci – è il messaggio rivolto a Conte –. Il nostro impegno è fondamentale, tanto più in relazione ai servizi» che vengono erogati, «in particolare quello della raccolta dei rifiuti che in nessun modo può essere interrotto ma che anzi va sostenuto, giorno per giorno, con adeguati flussi finanziari, se non vogliamo correre il rischio che a un’emergenza sanitaria se ne aggiunga un’altra».

Come colmare le distanze tra le richieste dell’Anci e i numeri di Via XX Settembre? I sindaci spiegano che il documento presentato ieri è maturato al termine di un confronto «non facile con il ministero dell’Economia» sia sull’ammontare delle risorse necessarie per ristorare le mancate entrate dei Comuni, sia sulla revisione di alcune regole contabili alla base della formulazione dei loro bilanci. L’altro aspetto è proprio questo: per molte città e paesi in situazione di pre-dissesto, l’impatto del Covid-19 può risultare devastante e portare al fallimento contabile, con ulteriori conseguenze sui servizi erogati alla cittadinanza. Da qui la richiesta di risposte immediate sul fronte della liquidità, per mettere in sicurezza anche i conti di molte amministrazioni disastrate. Una partita destinata a durare, nei prossimi mesi, con i sindaci della città più ferite dal coronavirus (in termini di morti e di contagi) che hanno già chiesto all’esecutivo maggiori risorse per tornare alla normalità.

 
Anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, è intervenuto nel merito: «Abbiamo stimato un crollo delle entrate, per gli 8 mila Comuni italiani, di circa 5 miliardi. Con il nuovo decreto ne verranno stanziati 3 con un anticipo del 30%. Ciò vuol dire che sarà difficile garantire, in maniera dignitosa, i servizi essenziali ai cittadini. Parlo di trasporto locale, assistenza domiciliare, contributi affitti famiglie bisognose, tenere bassi/nulli iscrizioni asili nido. Una serie di servizi che, a causa delle mancate entrate, rischiano di saltare. E, se saltano i comuni, salta tutto il sistema. Non sto esagerando e non esagera il mio collega, sindaco di Firenze quando si dice costretto 'a tagliare la luce'. Stiamo spingendo - conclude il primo cittadino reggino - affinchè i nostri cittadini abbiano ciò che hanno chiesto, ma mancano le risposte».

Articoli Correlati