Avvenire di Calabria

La Cattedrale di Reggio Calabria ha vissuto le esequie del sacerdote reggino scomparso improvvisamente ieri

Don Pino Sorbara, l’omelia di Morosini: «Sacerdote aperto generosamente al servizio»

Alla liturgia eucaristica ha preso parte anche l’arcivescovo emerito di Reggio Calabria - Bova, monsignor Vittorio Mondello

di Redazione Web

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Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini ha officiato le esequie di don Pino Sorbara, il sacerdote reggino, scomparso improvvisamente ieri all’età di 68 anni (oggi avrebbe compiuto 69 anni). Durante la cerimonia funebre, l’amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, si è rivolto ai sacerdoti del presbiterio reggino bovese e ai fedeli presenti in Cattedrale: «Don Pino è morto, come Gesù, attorno alle 15, nella festa solenne del Corpus Domini. Mentre la Comunità cristiana ricordava il mistero della morte e della resurrezione del Signore: ogni domenica, attraverso questa celebrazione, noi viviamo questo mistero».

«Così come noi viviamo, oggi, la morte di don Pino annunciando ancora una volta la resurrezione di Gesù e questo ci dà speranza. Noi sacerdoti possiamo accettare questa morte improvvisa nell’ottica del mistero della morte e resurrezione del Signore», ha aggiunto Fiorini Morosini. 

Il presule paolano ha proseguito durante l’omelia: «”Ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta, ma trasformata”, quanto conforto ci dà questo pensiero. Mentre noi prendiamo coscienza della fragilità umana, lentamente ci apriamo all’eternità». 

«La fede ci guardare questa bara attraverso la luce del Cero pasquale: guardate a quello che sta accadendo non con gli occhi della morte, ma con quelli della vita. La concomitanza – ha detto monsignor Morosini - con la festa del Corpus Domini ci consente di pregare tenendo come punto di riferimento la santa messa che è al centro della vita della Chiesa ed è l’amore più grande che un sacerdote può avere nella sua esperienza spirituale. Don Pino ha vissuto attraverso la sofferenza la verità annunciata dal Cristo con la parabola del “chicco di grano”. Se non muore, non porta frutto. Attraverso questa lunga e dolorosa sofferenza ha reso proficuo il suo ministero preparandosi così all’incontro con Cristo».

Poi il ricordo dell’amministratore apostolico che ha guidato negli ultimi otto anni l’arcidiocesi reggino bovese: «Ha servito il Signore e la Chiesa diocesana, dal 1979, in tutte le comunità ha lasciato un ricordo affettuoso di un sacerdozio vivo e impegnato, aperto generosamente al servizio. Lo contraddistingueva, in particolare, la sua accoglienza e la sua amabilità.  “Nessuno di noi vive per sé stesso; sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”. Cristo costruisce interiormente la vita di ogni presbitero: don Pino sentiva nel profondo questa appartenenza. Quando, qualche anno fa, una grave crisi cardiaca sembrava stesse per stroncare la sua vita, mi comunicava in un colloquio privato il suo sentimento di appartenenza a Cristo per cui non temeva di morire: “Non ho paura di morire perché il Signore è buono e mi perdonerà ogni colpa”».

Poi le conclusioni di Morosini: «La morte avrebbe reso così indistruttibile questo rapporto di comunione coltivato sulla terra. Noi consegniamo la sua vita al Padre e sulla scorta del salmista apriamo il nostro cuore alla preghiera fiduciosa e ci facciamo sua voce, ripetendo le sue parole: “Io spero nel Signore, l’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora”. A don Pino, il grazie della diocesi per il servizio pastorale reso al popolo di Dio».

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