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L’emergenza vissuta a 16 anni: «Questo coronavirus mi sta rubando l’adolescenza». Ecco perché due genitori hanno deciso di vaccinare i loro figli.
Cinzia e Alessandro sono sposati da 22 anni. I loro tre figli, Giulia (19 anni), Francesco (16 anni) e Sara (6 anni), stanno vivendo la pandemia come tutti i loro coetanei, tra mille restrizioni. La scelta dei due genitori reggini – non appena c’è stata la possibilità – è stata quella di vaccinare i ragazzi. «Non è stata sicuramente una scelta a cuor leggero, – spiega Cinzia – ci siamo informati col nostro medico di famiglia e il pediatra dei ragazzi. Parlando con loro, tutti i nostri dubbi sono svaniti».
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Una fiducia nella scienza, andando oltre i pregiudizi: «Il nostro pediatra ci ha prospettato tanti studi in cui si evincono chiaramente i benefici, in termini di tutela delle conseguenze più dure dal virus, rispetto ai possibili “danni” a lungo termine che se ci fossero, sono tutti da scoprire». Proprio questa ipotesi, soltanto ventilata da Cinzia, però è il cavallo di battaglia dei No-Vax. Una categoria che la mamma ha incontrato durante il suo cammino di conoscenza: «Mi sono confrontato con tre soggetti contrari alla vaccinazione; alcuni di loro, oggi, hanno cambiato idea facendosi infiltrare il siero.
Nelle loro motivazioni, onestamente, ho trovato solo un “mettere le mani in avanti” sulla tempistica della sperimentazione del vaccino e i possibili danni collaterali futuri, senza – però - mai portare in dote una tesi scientifica che lo dimostrasse». No-Vax a parte, accanto alla ricerca di informazioni dei genitori, c’è tutto un contesto di socialità in cui vivono i figli. «Va fatto una differenziazione per età.
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Se ci riferiamo ai ragazzi delle scuole superiori, tutti e venti i compagni di scuola di Francesco sono vaccinati», spiega Cinzia. A suo dire, gli adolescenti «sono quelli che stanno soffrendo di più dell’isolamento da coronavirus». La giovane mamma ci svela un aneddoto: «Di fronte all’ennesimo “no” che abbiamo detto a Francesco, lui mi ha detto: “Mamma, non ce la faccio più, questo Covid mi ha rubato l’adolescenza”. Avevo capito che lui avesse un magone dentro, però non avevo colto quanto questa ferita fosse profonda».
Per cui, il vaccino a quell’età «è provare dargli un barlume di normalità nei rapporti che vivono nel loro tempo libero». Discorso completamente diverso riguarda i bambini che frequentano la scuola primaria, come Sara. «Su 16 bambini, mia figlia è l’unica vaccinata nella sua classe al momento».
In tantissimi genitori c’è un grande attendismo «spesso immotivato». Per i più piccoli la pandemia è stato un grande spavento, «visto che non si parlava d’altronde. Oggi, io e mio marito abbiamo deciso che a tavola e nei momenti in cui ci sono i ragazzi, evitiamo di parlare di coronavirus per non aggravare una situazione a tratti insostenibile».
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