
Pallottole vicino alla Procura di Reggio Calabria, indagini in corso
Per gli inquirenti ci potrebbe essere lo zampino della ‘ndrangheta che tornerebbe a intimidire la magistratura.
Forti disagi per i passeggeri a ridotta mobilità. Accade all'aeroporto dello Stretto intitolato a "Tito Minniti". La denuncia arriva dal personale aeroportuale che evidenzia l'immobilismo del gestore (Sacal) e del sindacato di categoria (UilTrasporti). Ma andiamo con ordine.
La nota stampa, firmata dal personale aeroportuale, evidenzia come «gli addetti alle Persone a Ridotta Mobilità, impiegati presso l’aeroporto di Reggio Calabria, tutti iscritti al sindacato UilTrasporti Calabria, denunciano ormai da molto tempo la gestione del settore, che attualmente si trova in fortissima carenza di personale».
Un'emergenza, ormai, giunta ai massimi termini. Come spiegano i lavoratori: «Basti pensare che per garantire le assistenze previste si è ricorso all’utilizzo di personale sanitario esterno alla società». «A quale titolo?» è la domanda retorica che si pongono dal "Tito Minniti".
Dietro un disservizio odioso che colpisce i più fragili, però si cela un braccio di ferro tra lavoratori e Sacal. Parliamo dell'estensione del contro da part-time a tempo pieno, nonché l'assunzione degli stagionali.
E in questo contesto riemergono i conflittuali rapporti (ormai datati) all'interno delle diverse sigle sindacali. Nella nota firmata dai lavoratori, infatti, viene "processato" il modus operandi della UilTrasporti rea di «togliere di torno chi sino ad oggi aveva operato con onestà e concretezza, garantendo ai lavoratori ed ai cittadini le condizioni necessarie per lo svolgimento regolare delle attività, ed a tutela di passeggeri a ridotta mobilità aventi il diritto di ricevere un servizio tempestivo in assoluta sicurezza».
Insomma, il "Tito Minniti" - pur cambiando le governance - rimane sempre una polveriera. A pagarne le conseguenze sono i cittadini reggini, anche chi - come le persone con disabilità - pretendono un servizio costituzionalmente garantito.
Per gli inquirenti ci potrebbe essere lo zampino della ‘ndrangheta che tornerebbe a intimidire la magistratura.
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