Avvenire di Calabria

Adolescenti solitari. La pandemia miete anche vittime sociali. Specialmente tra chi ha perso la capacità di «vivere insieme» e si rifugia nel “gioco”

Giovani in quarantena a rischio dipendenze, l’impegno dell’8xmille a Reggio Calabria [TRAILER]

Scopri il nostro reportage con gli operatori del Cereso pronti a un nuovo progetto rivolto proprio a Millennials privati della loro relazionalità

di Federico Minniti

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È estate. Il Parco della Mondialità, nelle prime ore mattutine in cui varchiamo il cancello, è più vivo che mai: se non fosse per le mascherine che coprono i sorrisi dei tanti giovani incontrati sembrerebbe una scena pre-Covid. E che, i nostalgici di quel luogo di aggregazione, ricordano nelle varie istantanee scattate negli ultimi decenni.

È estate e ce ne accorgiamo dai colori indossati dai giovani del Servizio civile che si stanno apprestano a iniziare il loro servizio al Cereso, il Centro reggino di solidarietà, che da un po’ di tempo gestisce il parco fondato da padre Aurelio Cannizzaro, missionario saveriano. In fondo, quella del Cereso è una missione dei giorni nostri: grazie ai fondi dell’8xmille, infatti, è stato presentato un progetto “Ri-giochiamoci” che intende educare alla relazionalità i tantissimi giovani rimasti “schiacciati” dalle quarantene obbligatorie.

Guarda il trailer dell'intervista ad Angela Modafferi.

E proprio come dice l’etimologia del termine “educare”, esperti e operatori del Cereso intendo «tirare fuori» dalle case i ragazzi. Sono loro le vere vittime sociali dell’emergenza coronavirus. «Spulciando i dati in nostro possesso - ci dice Angela Modafferi, psicologa del Cereso e curatrice del progetto sulla povertà educativa - sappiamo che sono aumentati esponenzialmente i ricoveri per stati d’ansia tra i minori. A questo si aggiunge l’età in cui si iniziano a consumare droghe o ad avere altre forme di dipendenze, tra cui internet e il gioco d’azzardo, che è crollata drasticamente attorno agli 11 anni».

Guarda il trailer dell'intervista a Mariangela Ambrogio.

Un quadro allarmante che non può essere letto solo attraverso la “lente” della cura, quella delle Comunità di recupero: serve rispolverare i percorsi di prevenzione, uscendo dalla propria “comfort zone”. «E l’8xmille, in questo, è uno strumento unico» afferma Mariangela Ambrogio, direttrice del Cereso: «Le nuove frontiere della progettazione, in cui potersi misurare con la creatività della carità, sono sostenute quasi esclusivamente dai fondi dell’8xmille. È importante far capire che, dietro un gesto semplice come una firma, c’è un’azione di corresponsabilità sociale davvero molto impattante».

Mentre chiacchieriamo con le due donne del Cereso, ci guardiamo un po’ intorno. C’è un via vai continuo: chi studia, chi lavora, chi chiacchiera. È la dimensione della comunità perduta. Tra le persone che si impegnano per ridare decoro al Parco della Mondialità ci sono anche alcuni ragazzi che stanno compiendo il loro cammino di riabilitazione al Cereso. Tra loro Nicola (nome di fantasia, ndr) col quale iniziamo a confrontarci dopo aver chiesto il permesso ai responsabili.

Guarda il trailer dell'intervista a Nicola (nome di fantasia).

Lui ha voglia di raccontarsi. «Ho iniziato a “giocare” nel 2016. All’inizio era una cosa da niente, pochi spicci. Perché ho cominciato? Stavo attraversando una brutta delusione d’amore e mi sono buttato sempre più a capofitto nell’azzardo». Ha la voce ferita, Nicola, ma prosegue nel suo racconto: «Tutti noi pensiamo di poter “controllare” il gioco e, invece, è lui che controlla te. Ti porta a fare cose inaudite». Così ci svela che sta scontando una pena per un reato penale: «Non avevo più alternative, avevo il mondo contro. Un mondo che mi ero costruito io con le mie bugie». Poi l’appello: «Non chiudetevi in voi stessi, anzi chiedete aiuto: non è un atto di debolezza, ma una scelta di responsabilità».

Per chi volesse, il Parco della Mondialità è anche questo: assieme alla Caritas e ai centri d’ascolto parrocchiali, infatti, si possono iniziare dei percorsi individuali per comprendere le ragioni del malessere oppure partecipare ai gruppi di auto- aiuto. «Abbiamo deciso di sporcarci le mani - conferma Angela Modafferi - attraverso due azioni pilota: la prima riguarda i minori che vivono a “Casa di Benedetta” (un’altra struttura gestita dal Cereso assieme all’associazione Abakhi, ndr) con la creazione dei primi orti sociali; l’altra iniziativa è il “Ludobus”, un mezzo itinerante che arriverà in tutte le piazze della Città portando un’animazione diretta propria dell’educativa di strada».

Entrambe le attività sono sostenute dai fondi dell’8xmille per la Chiesa cattolica. «Attualizziamo le pagine del Vangelo: non tutti possono fare volontariato attivo, ma con una semplice firma - conclude Mariangela Ambrogio - posso sostenere tanti ragazzi a uscire dalla solitudine che rischia di portarli in brutte strade».

Il video-reportage. Se sei interessato all'argomento, non perderti la prima visione del nostro reportage seguendo questo link: https://bit.ly/3w0Zhm6

L'approfondimento su carta. Per leggere l'approfondimento sul settimanale in uscita domenica su Avvenire di Calabria segui questo link: https://bit.ly/2QADwtT

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