Avvenire di Calabria

In vista della Giornata mondiale della giustizia sociale che si celebra giovedì, voce a chi da anni lavora per garantire maggiori diritti all'interno del sistema penitenziario

Giovanna Russo: «La dignità non si arresta, il carcere sia un luogo di riscatto e reinserimento»

Intervista alla neo garante regionale dei diritti dei detenuti per la Calabria: «Sanità, sicurezza e giustizia riparativa le priorità per un nuovo umanesimo giuridico»

di Davide Imeneo

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La dignità umana deve essere al centro del sistema penitenziario, che non può limitarsi alla punizione ma deve offrire reali possibilità di reinserimento. Ne è convinta Giovanna Russo, neo garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale della Calabria, che racconta in questa intervista le sfide e le priorità del suo mandato.

Intervista al neo garante dei diritti dei detenuti della Calabria, Giovanna Russo: «Il carcere un'opportunità per rimettersi in gioco»

Giovanna Russo, giovane avvocato reggino, è stata recentemente eletta alla guida dell’Ufficio regionale del Garante dei detenuti. Dopo l’esperienza maturata come garante comunale a Reggio Calabria, ora è pronta a estendere il suo impegno su scala regionale. Per lei, il carcere non può essere solo un luogo di espiazione, ma deve diventare un ambiente in cui i diritti siano garantiti e si offrano opportunità di riscatto.

Crede che l’esperienza maturata come Garante comunale possa essere replicata con successo su scala regionale? Ci sono delle differenze sostanziali nell’approccio?

Quasi cinque anni da garante di Reggio Calabria mi hanno permesso di maturare un’esperienza complessa, impegnativa e delicata. Ho visto le storture del sistema da una città tra le più complesse d’Italia, tracciando con le istituzioni un progetto di giustizia giusta e legalità dentro e fuori le mura. Siamo tutti consapevoli che, se non torniamo a occuparci insieme delle carceri, lasciamo spazio alla pervasività delle mafie, che depredano la qualità della vita negli istituti. Un metodo che adotterò su scala regionale, consapevole che solo un’azione corale può ripristinare la legalità, primo strumento di garanzia dei diritti, per un nuovo umanesimo giuridico.

Qual è la situazione più urgente che ha trovato nel sistema penitenziario calabrese e quale sarà il primo passo concreto per affrontarla?

La questione più urgente nel sistema penitenziario calabrese è la sanità. Le condizioni attuali non garantiscono un’assistenza adeguata, incidendo sulla qualità della vita nei penitenziari. Siamo già al lavoro con il Dipartimento Salute per dare subito risposte concrete. Particolare attenzione dovrà essere, poi, riservata alla gestione dei soggetti psichiatrici, un ambito in cui la Calabria, rispetto alle altre regioni d’Italia, può fare passi avanti significativi se avremo il coraggio e la determinazione di compiere alcune scelte.



Un’altra criticità è la carenza di medici. Nei prossimi giorni presenterò al Dipartimento e al Provveditorato una progettualità che, se accolta, potrebbe offrire una soluzione immediata o almeno alleviare una criticità ormai insostenibile. Questa situazione incide sulla qualità della vita e del lavoro di medici, infermieri e agenti di sezione, che, nonostante l’impegno quotidiano, faticano a garantire un servizio adeguato. A loro va tutta la mia vicinanza istituzionale.

La carenza di personale di polizia penitenziaria e la difficoltà nel garantire una sanità adeguata ai detenuti sono questioni ricorrenti: ci sono soluzioni praticabili nel breve termine?

Le criticità a cui lei fa riferimento sono problemi diversi, ma connessi tra loro. Incidono sulla sicurezza e qualità della vita nei penitenziari. Il rischio di questa alterazione è che purtroppo si creino spazi vuoti in cui attecchisce la criminalità organizzata, dentro e fuori le mura. La soluzione comune andrebbe trovata partendo da un terreno comune: la sicurezza.


PER APPROFONDIRE: Giovanna Russo è il nuovo Garante regionale dei diritti dei detenuti


Garantire un carcere sicuro significa adottare misure concrete per migliorare migliorare la qualità della vita all’interno degli istituti. È partendo dalla sicurezza che potremo garantire spazi e cure adeguate a tutti i detenuti, soprattutto ai più deboli e vulnerabili.

Ritiene che la giustizia riparativa possa essere una risposta efficace per ridurre il sovraffollamento carcerario?

Non solo può, ma deve essere lo strumento per pacificare il microcosmo carcerario. Parlo di una giustizia riparativa e del metodo Morineau, una giustizia umanista. Il modello umanistico di riferimento è uno spazio fisico e metafisico che accoglie disordine, sofferenza e separazione, accompagnando il grido della ferita subita e la lotta interiore. Quel «saper essere» e «saper fare» nel quotidiano permettono di vivere con autenticità, rispettando le differenze reciproche e riconoscendo il valore del dono condiviso, con umiltà. Essere umili e gentili con autorevolezza ristabilisce equilibrio e pacificazione sociale intramuraria, favorendo spazi di trattamento.

Molti detenuti, una volta usciti, si trovano privi di un supporto adeguato per ricostruire la propria vita. Quali strumenti concreti si possono mettere in campo per agevolare il reinserimento?

Lavoro e supporto psicologico, anche dopo la detenzione. Riprendere in mano la propria vita non è facile, ma garantendo lavoro e assistenza adeguata otteniamo due risultati fondamentali: toglieremo manovalanza alle mafie e offriremo un futuro a persone e famiglie e, quindi, a nuove generazioni. In questo senso, merita un plauso il protocollo siglato in Prefettura a Reggio Calabria qualche mese fa, che, sotto la guida della Prefetta e con il lavoro dell’assessore al Lavoro della Regione Calabria, ha stanziato risorse per formazione e avviamento al lavoro.



Un riconoscimento va a tutti i partner coinvolti: il loro impegno è creare concretamente cultura e riscatto. La Calabria ha un grande potenziale e il dialogo con i livelli centrali, in questo settore, è costante. Anzi, le politiche per un nuovo welfare penitenziario sono seguite con attenzione: la “casa di vetro” di cui parlo da anni.

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