Calabria, diventa realtà la premialità per le imprese che resistono alla ‘ndrangheta
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
Il bazooka della 'ndrangheta, sventato un attentato. Quattro arresti dei carabinieri contro la cosca Crea di Rizziconi: stavano pianificando una resa dei conti con alcuni collaboratori di giustizia.
Blitz interforze. Dalle prime ore della mattinata -nelle province di Brescia, Reggio Calabria e Vibo Valentia - 200 militari dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Brescia, unitamente a personale del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, sono in azioni.
In manette 5 persone, ritenute responsabili, in concorso tra loro, di avere detenuto e portato in luogo pubblico armi comuni e da guerra (pistole e bombe a mano) con la finalità di realizzare un progetto omicidiario, maturato in un contesto di criminalità organizzata, con l’aggravante di avere agevolato l’attività di una famiglia ‘ndranghetistica.
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In particolare, quattro di loro sono accusati dell'omicidio del fratello del pentito Bruzzese. Si tratta, infatti, di una "vendetta trasversale" della cosca di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro che si è consumata il giorno di Natale del 2018.
Gli uomini del clan hanno agito conoscendo la località protetta dove risiedevano i familiari del pentito Bruzzese. I sicari incappucciati hanno atteso Marcello Bruzzese fuori dalla sua abitazione, nel centro storico di Pesaro, in via Bovio, sparandogli contro un intero caricatore con una pistola automatica calibro 9.
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Tra le varie munizioni a disposizione del clan c'era anche un bazooka. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il clan Crea sarebbe stato pronto ad utilizzarlo. Quando? Come ritorsione verso quei pentiti che avevano portato alla condanna dei capi-famiglia Teodoro, Giuseppe e Antonio Crea.
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Una nuova idea per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Per il Fai, affidarli alle imprese che hanno denunciato i clan può essere una soluzione per il loro riuso sociale.
Profonda preoccupazione per il grave atto di violenza compiuto nella zona marina della cittadina cosentina è stata espressa dal vescovo di San Marco – Scalea, monsignor Rega.