Avvenire di Calabria

Il libro della settimana: i Greci di Messina e della dirimpettaia Reggio Calabria

L’area dello Stretto è impregnata di cultura, tradizioni, riti religiosi, codici genetici ellenici, da quando si stabilirono i primi coloni greci

di Redazione Web

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La storia raccontata da Macris, attraversa più di dieci secoli (dall’VIII al XXI) e da essa emerge che la presenza greca nell’area dello Stretto è parte fondamentale, significativa e costante

Daniele Macris, insigne grecista, fondatore e segretario della Comunità Ellenica dello Stretto, docente di latino e greco al liceo “Maurolico” di Messina, ha da poco pubblicato il molto interessante libro: “I Greci di Messina. Storia e cronache dei greci messinesi dall’VIII al XXI secolo” (di Nicolò’ edizioni, pagine 215, euro 20), saggio con cui ricostruisce la storia affascinante della presenza greca a Messina dal Medioevo ad oggi; storia che inevitabilmente si estende alla città dirimpettaia, Reggio Calabria, e ai dintorni; poiché l’area dello Stretto, com’è noto, è impregnata di cultura, tradizioni, riti religiosi, codici genetici ellenici, da quando nell’area mitica di qua e di là del faro, si stabilirono i primi coloni greci, fondatori della Magna Grecia.



Macris, sembra aver preso alla lettera una famosa frase di Socrate: «Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta», considerato lo scavo profondo (la ricerca) effettuato nelle vicende storiche, economiche e culturali, di quel crocevia fondamentale, per la presenza Greca nel Mediterraneo, che sono Messina e lo Stretto. A questo importante lavoro Macris ha dedicato le sue migliori energie intellettuali, attingendo alla sua profonda cultura in parte ereditata, derivante dalle sue origini greche. Nato a Messina, l’autore di questo libro, è figlio di Aristides Macris, illustre matematico, originario di Tripoli, in Arcadia (Grecia), che nel 1959 si trasferì a Messina, città dove ha insegnato a lungo nelle scuole superiori e animato la vita civile culturale e sociale.

Ha usato gli strumenti dello storico, del filologo e del grecista Daniele Macris, per indagare sulla presenza dei greci a Messina; tuttora tangibile nei nomi, nella toponomastica, nelle tradizioni, nei riti religiosi, a cominciare dalla processione della Vara: il grande carro votivo dedicato alla Madonna Assunta portato di corsa il 15 agosto di ogni anno, nel labirinto della Storia e della Fede. La tecnica d’indagine nella ricerca, è anche quella dell’archeologo, che per mestiere scava per studiare le civiltà antiche a rischio dissoluzione.

Lo fa notare nella bella presentazione del libro Carmelo Micalizzi (medico e scrittore messinese) per mettere in risalto l’operazione salvataggio, «in punta di penna», che deriva dal lavoro sul passato dell’autore: «Colligite frammenta ne pereant» (frase pronunciata da Gesù, riportata nel Vangelo, e che significa non si lascia nulla da parte), scrive Micalizzi. Macris, racconta che le popolazioni di Patrasso intorno al 600 d.C. si insediarono a Reggio e che, nello stesso periodo, gli Spartani si insediarono in Sicilia orientale, nei Nebrodi, ove fondarono Demenna. Da qui le popolazioni secoli dopo si spostarono in Calabria, fondando paesi e villaggi.


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C’è una contaminazione continua, tra Sicilia e Calabria, un mescolamento fruttuoso e fertile. Lo studio, si concentra principalmente su Messina, dove è stato più congeniale e relativamente agevole il lavoro di ricerca. La storia raccontata da Macris, attraversa più di dieci secoli (dall’VIII al XXI) e da essa emerge che la presenza greca nell’area dello Stretto è parte fondamentale, significativa e costante, di una storia più ampia che vede Messina al centro delle relazioni tra popoli e dei traffici commerciali nell’intera area mediterranea.

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